
Said Salah Ibrahim Abdelaziz, 25 anni e Samir Mohamed Said, 29 anni
Como – Samir Mohamed Said, 29 anni e Salah Abdelaziz, 25 anni, operai egiziani irregolari, erano stati trovati senza vita la mattina del 21 settembre 2021, rannicchiati in un container all’interno di una cantiere di Moltrasio, dove avevano trascorso la notte dopo la giornata di lavoro. Senza vita ormai da ore, morti nel sonno soffocati dal monossido di carbonio sprigionato da un braciere improvvisato, fatto con un secchio e qualcosa a cui dare fuoco per scaldarsi. Ora la Procura di Como ha concluso le indagini, ipotizzando l’accusa di omicidio colposo a carico di sei persone, nei differenti ruoli ritenuti di responsabilità.
Per tre di loro, il sostituto procuratore Simone Pizzotti configura anche il reato di sfruttamento del lavoro. Un’altra parte delle indagini, relativa alle condotte di sfruttamento che sarebbero state commesse prima dell’arrivo dei due operai nel Comasco, è stata stralciata e inviata alla Procura di Milano, per procedere ai relativi accertamenti.
L’atto di conclusione delle indagini, nei giorni scorsi è stato notificato ai sei indagati per omicidio colposo: Simona Iacobellis, 51 anni e Massimiliano Pizzagalli, 53 anni, entrambi di Porlezza, amministratore unico e responsabile tecnico della Nur Immobilien di Lecco, impresa affidataria dei lavori, entrambi difesi dagli avvocati Stefano Malacrida e Alessandro Toselli.
Alberto Diano, 43 anni di Porlezza, difeso dall’avvocato Matteo Gritti, è coinvolto in quanto datore di lavoro della Diano Costruzioni di Porlezza, impresa subappaltatrice dei lavori, indicato anche come proprietario delle baracche del cantiere utilizzate come dormitorio dalle due vittime. Francesco Isabella, 50 anni di Lamezia Terme, difeso dall’avvocato Andrea Polimeno, figura invece come titolare dell’omonima impresa individuale di Limbiate, subappaltatore di una parte dei lavori, ma anche come datore di lavoro, in nero, dei due operai. Sono inoltre indagati Salvatore Lus, 64 anni di Rovello Porro, difeso dall’avvocato Andrea Leo, in quanto ritenuto reclutatore dei due lavoratori deceduti, e Gian Battista Pagani, 64 anni di Uboldo, assistito dall’avvocato Debora Barbara Slaifer, in relazione al suo ruolo di coordinatore dei lavori. Nei vari ruoli, agli indagati vengono addebitate violazioni e omissioni nel rispetto delle norme che tutelano la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, a partire dalla caratteristiche della baracca utilizzata come dormitorio: priva di riscaldamento, di servizi igienici adeguati, di arredamento necessario e di acqua da bere e per lavarsi. Struttura che inoltre, alla luce degli accertamenti svolti dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Como, è stata inoltre trovata priva di fori di areazione e di evacuazione dei fumi, che garantissero la presenza di ossigeno. A Pagani vengono invece contestate violazioni nella redazione del piano di sicurezza del cantiere.