Veniano, schizzi d’acqua sui vestiti: operaio accoltella 25enne

Lite alla festa di paese: il giovane morto in ospedale. Arrestato padre di famiglia

Hans Junior Krupe, vittima dell'omicidio consumatosi a Veniano il 16 giugno (Cusa)

Hans Junior Krupe, vittima dell'omicidio consumatosi a Veniano il 16 giugno (Cusa)

Veniano (Como), 18 giugno 2019 - L’acqua che schizza dalla fontanella, una lite finita a botte, tre coltellate. Un ragazzo di 25 anni rimasto a terra a consumare gli ultimi istanti di vita, un padre di famiglia in carcere con l’accusa di omicidio volontario. La banalità di pochi attimi privi di controllo che stravolgono la vita, distruggono famiglie. E’ morto così Hans Junior Krupe, origini olandesi, cresciuto a Veniano dove viveva tuttora, lavorando per una ditta di spedizioni, e dove domenica sera è stato aggredito al termine di una discussione scoppiata con Gabriele Luraschi, operaio di 47 anni di Fenegrò.

I due si sono incrociati alle spalle di un edificio nel parco di Veniano, dove per tutto il mese sono in corso festeggiamenti estivi. Krupe stava bevendo a una fontanella, davanti a una gradinata di cemento su cui era seduto Luraschi, che guardava il figlio andare in bicicletta. E’ stato schizzato una volta dall’acqua, e poi ancora nonostante gli avesse detto di piantarla. Un battibecco degenerato dopo poche parole scambiate con astio: i due sono venuti alle mani, finendo anche a terra, poi si sono rialzati e divisi. Quando Luraschi si è allontanato, Krupe era ferito. Ha percorso qualche passo lasciando a terra una scia di sangue, poi si è accasciato, e in pochi attimi attorno a lui si è formata una pozza sempre più estesa. Era stato raggiunto da tre coltellate: una al polpaccio, una molto profonda nella parte alta del braccio sinistro, infine la terza al fianco sinistro.

Quando è arrivato in ospedale ha smesso di vivere, molto probabilmente per un collasso cardiaco causato dall’improvviso dissanguamento. Luraschi nel frattempo si è allontanato, ha raggiunto la moglie e la figlia, ed è andato a casa, senza chiamare i soccorsi. Ma la donna, una volta rientrata, ha telefonato ai carabinieri, spiegando che il marito aveva aggredito una persona, senza sapere che quel ragazzo nel frattempo era morto. I militari sono arrivati subito, trovando l’uomo con gli abiti sporchi di sangue e il coltello a serramanico utilizzato per accoltellare Krupe. Nove centimetri di lama che portava in tasca, usato per sferrare quelle tre coltellate costate la vita al venticinquenne. «Ho perso la testa» ha detto, ammettendo l’aggressione, aggiungendo che quel coltello lo portava sempre con sé, senza motivo. All’alba è stato trasferito in carcere al Bassone.

Il sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso lo accusa adesso di omicidio volontario, capo d’imputazione aggravato dai futili motivi e dall’essere stato commesso in presenza di minori, oltre che di porto di arma in luogo pubblico. Per tutta la notte e la giornata di ieri, i carabinieri hanno rintracciato e sentito persone che erano presenti alla lite, per ricostruire quei pochi minuti e avere conferma che tutto fosse scaturito da un paio di schizzi d’acqua della fontanella.