Novedrate, spariti 800mila euro di risparmi dalla Posta: accusato il direttore

Gli accertamenti erano partiti due anni fa in seguito alle lamentele di alcuni utenti

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Novedrate (Como), 8 maggio 2018 - Prelievi per polizze mai sottoscritte, ammanchi dai libretti di risparmio, giri di denaro tra correntisti ignari, che hanno portato a un ammanco complessivo di oltre 835mila euro in quattro anni. Soldi che sarebbero stati sottratti agli investitori che avevano aperto libretti di risparmio alla filiale di Novedrate di Poste Italiane, per i quali ora è accusato di peculato l’ex direttore Aurelio Celli, 47 anni di Fino Mornasco. Gli accertamenti erano partiti due anni fa, per far luce sulle modalità di sparizione del denaro, inizialmente non chiare: decine di migliaia di euro, prelevati da libretti e conti facenti capo alle poste di Novedrate, ma per le quali nessuno aveva sporto denuncia.

La vicenda era emersa in seguito alle lamentele di alcuni utenti, e a una serie di articoli di giornale, recepiti dalla Procura di Como: l’apertura del fascicolo aveva proceduto d’ufficio, senza necessità di querela di parte. Erano quindi state disposte le perquisizioni, svolte dalla Guardia di finanza. A fine aprile 2016 Celli si era presentato agli inquirenti, accompagnato dal suo avvocato Manuel Gabrielli, addossandosi l’ammanco e garantendo che stava cercando il modo per risarcire. Ma ora, due anni dopo, il sostituto procuratore di Como Simona De Salvo, ha tirato le somme di quanto ricostruito dai finanzieri, chiudendo l’indagine e formalizzando l’accusa di peculato a Celli.

Le modalità contestate sono differenti, e vanno dal singolo prelievo da un libretto di risparmio, fino a condotte proseguite per mesi nei confronti degli stessi investitori. Come la coppia a cui tra marzo 2012 e agosto 2014, sarebbero spariti 178mila euro, o le tre sorelle dal cui conto sono stati prelevati 220mila euro tra dicembre 2012 e febbraio 2016. In alcuni casi il denaro sarebbe stato prelevato dagli stessi investitori, per stipulare polizze che si sono rivelate inesistenti: è il caso dei 35mila euro che una correntista ha creduto di investire in una polizza che non ha mai visto la luce, o dei 129mila euro di una coppia a inizio 2016.