L’omicidio del Cornizzolo in Assise Edmond Como continua a negare

"Sono uno spacciatore non un assassino e non sono quel mostro che dipingono i media"

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"Sono uno spacciatore, non un assassino, e non sono quel mostro che dipingono i giornali. Non ho ucciso Metaj". Così ieri Edmond Como, si è difeso davanti alla Corte d’Assise di Como, dove è a processo con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio e del seppellimento di Metaj Besnik, albanese di 39 anni residente a Treviso, sparito il 5 marzo, il cui corpo era riaffiorato il 2 aprile 2017 da un bosco di Eupilio.

Ieri è stato portato in aula Arjian Drekaj, albanese di 42 anni coimputato, a sua volta a processo con rito abbreviato: a luglio, davanti al Gup, aveva dichiarato che la sera della sparizione di Besnik, il 5 marzo, si era limitato ad accompagnarlo fino a un parcheggio vicino a casa di Como. Poi non ne aveva più saputo niente fino a qualche mese dopo, quando in Albania sarebbe stato avvicinato e minacciato con un’arma, da un uomo che gli avrebbe intimato di tacere sull’omicidio, nel caso fosse stato interpellato.

Ma ieri mattina, davanti ai giudici del dibattimento, e davanti a Como, ha deciso di non dire nulla, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

Sulla sedia dei testimoni è quindi arrivato Como, principale imputato, che con la vittima aveva in comune il recupero di una grossa somma di denaro conseguente la sparizione di un carico di droga.

Marijuana che Besnik credeva rubata da qualche concorrente, ma che in realtà gli era stata trovata e sequestrata dalla polizia a Treviso. "In tutta la mia vita ho visto la buonanima quattro o cinque volte – ha detto Como, riferendosi al connazionale ucciso – volevo capire se c’era la possibilità di lavorare insieme, ma poi non eravamo rimasti in rapporti particolari. Non avevo motivo per fargli male". Ha aggiunto inoltre che non ne avrebbe nemmeno avuto la possibilità: "Avevo 60 canarini e 4 cani, rimanevo a casa a occuparmi di loro, i carabinieri mi trovano sempre lì".

Paola Pioppi