La Giornata mondiale dell’obesità: "Il cibo va amato come stile di vita"

Un progetto per dare un’arma in più perché l’alimentazione diventi una cura .

La Giornata mondiale dell’obesità: "Il cibo va amato come stile di vita"

La Giornata mondiale dell’obesità: "Il cibo va amato come stile di vita"

Obesità in crescita a livello globale: una patologia che avanza con il benessere. Secondo l’ultimo monitoraggio di Ats Brescia sulla salute della popolazione infantile, è sovrappeso il 13,6% dei bambini fra i 2 e i 13 anni, mentre il 5,1% è obeso. Sugli adulti non c’è una ricognizione perché la Lombardia non partecipa al Sistema di Sorveglianza Passi dell’Istituto superiore di sanità, ma il dato nazionale parla di un 10% di obesi e di un 43% di adulti in eccesso ponderale.

In questo quadro, in occasione della Giornata mondiale dell’obesità, l’associazione di pazienti bariatrici “La mattina dopo Odv“, ha lanciato a Brescia i laboratori itineranti di cucina e pasticceria dedicati a persone con obesità, pazienti bariatrici e diabetici, che saranno condotti da chef e pasticceri professionisti in giro per l’Italia per un anno intero, con appuntamenti mensili a partire da maggio. Tre le realtà coinvolte a Brescia: Andreoletti Pasticceria, San Ciro e Pescheria Murice.

"Introducendo i pazienti bariatrici a una cucina adatta alle loro esigenze di salute – spiega il presidente Eligio Linoci – vorremmo che i pazienti facessero loro il concetto che il cibo è uno stile di vita. È questo l’obiettivo di “Obesity food time“: amare il cibo come stile di vita". A oggi la soluzione totale può arrivare solo dalla chirurgia, che a Brescia ha nell’Asst Spedali Civili un centro di eccellenza.

"L’obesità – spiega Rossella D’Alessio, responsabile scientifico di “Obesity Food Time“ nonché chirurgo bariatrico al Civile – è una patologia cronica, foriera di tante malattie metaboliche, ormonali, cardiovascolari. A monte è fondamentale la prevenzione, con un’educazione alimentare che dovrebbe diffondersi già alle elementari".

Oltre ai problemi di salute, l’obesità rappresenta ancora oggi una causa di stigma sociale. "Anche dopo l’intervento – prosegue D’Alessio – i pazienti si sentono spiazzati perché non sanno quali alimenti preferire, e si sentono giudicati per il loro rapporto col cibo. Noi con questo progetto vogliamo fornire un’arma in più, facendo sì che l’alimentazione sia una cura e finisce la paura del cibo". Per ridurre il rischio di obesità però serve un lavoro di educazione anche nelle famiglie. "I bambini imparano da mamma e papà – sottolinea Ginevra Pignata, biologa nutrizionista – Bene il lavoro nelle scuole, ma serve che i genitori siano consapevoli dell’importanza della corretta alimentazione".

Federica Pacella