Effetto Las Vegas a Como: "Incubo da overbooking". Idea ticket in stile Venezia

Amministrazioni e categorie in allarme per l’invasione di capoluoghi e borghi. Strade paralizzate dal traffico, mezzi pubblici insufficienti. "Serve una svolta"

La coda dei turisti alle biglietterie per la navigazione sul lago di Como (foto Cusa)

La coda dei turisti alle biglietterie per la navigazione sul lago di Como (foto Cusa)

Como – Si prepara a vivere un altro anno boom il lago di Como, ormai stabilmente nella top ten delle mete preferite a livello internazionale. Lo scorso anno sui due rami di Como e di Lecco i pernottamenti sono stati 4,8 milioni, in aumento di un milione rispetto al 2019, l’ultimo anno d’oro prima dello stop imposto dal Covid. Tutto perfetto? Nemmeno per sogno. Perché i turisti, insieme a tanti soldi – che però finiscono ad albergatori, ristoratori e tutte quelle categorie che in qualche modo gravitano attorno all’industria dell’accoglienza – portano anche tanti problemi per tutti. È dall’anno scorso che sul lago si parla sempre più insistentemente di overbooking e di certo in tanti, operatori e anche sindaci, guarderanno con curiosità e interesse a quel che accadrà giovedì a Venezia, quando in occasione del 25 aprile scatterà la prova generale di ticket da imporre ai turisti.

«In laguna è facile proporre un intervento del genere, c’è un’accesso dalla terra ferma e anche i punti di approdo per chi arriva via mare sono controllabili – spiega Luca Leoni, presidente di Federalberghi Como – Da noi è diverso, ma lo stesso qualche rimedio va trovato". Nonostante la presenza delle star di Hollywood il Lario non è Las Vegas: Como e Lecco i due capoluoghi insieme non arrivano a 130mila abitanti, le strade sono sottodimensionate, il trasporto pubblico è quel che è e soprattutto l’impatto del turismo di massa inizia a provocare malcontento – per usare un eufemismo – in parte della popolazione residente. Il costo della vità è aumentato anche nei piccoli centri del lago, quelli che fino a qualche anno fa avevano un appeal turistico limitato per non dire nullo, con il risultato che chi può affitta e se ne va a vivere altrove. Più che l’effetto Venezia da queste parti temono una “Valle Intelvi bis“, ovvero trasformare i borghi del lago in paesi fantasma di seconde case e appartamenti di lusso.

C’è poi il problema dell’assalto dei turisti di giornata, quelli che arrivano sul lago nel fine settimana dagli altri capoluoghi della Lombardia intasando strade e passeggiate. "C’è tanto lavoro ancora da fare per consolidare i dati dei flussi senza concentrarsi eccessivamente sulla quantità ma analizzando anche i turisti che vorremmo – spiega Giuseppe Rasella, che si occupa del Turismo per la Camera di Commercio – Bisognerebbe fare una distinzione tra il turismo che genera pernottamenti e chi viene per una gita di giornata". A Villa del Balbianello in Tremezzina, il bene più visitato del Fai in Italia, hanno risolto da un paio d’anni a questa parte introducendo il numero chiuso. "Lì funziona bene, ma non possiamo chiudere i paesi – conclude Luca Leoni – Occorre trovare soluzioni di buonsenso, ma senza rinunciare all’accoglienza".