
I rapinatori in azione
Cassina Rizzardi (Como), 1 novembre 2016 - La prima rapina, la più violenta, risale al 5 settembre, quando i banditi avevano pesantemente malmenato il titolare della tabaccheria Bellò di Cassina Rizzardi, intervenuto per soccorrere una cliente spintonata.
Con il calcio della pistola, lo avevano colpito al volto, rompendogli due denti. A questa erano seguite altre tre rapina e una tentata, commesse con modalità simili, che hanno portato i carabinieri del Comando Provinciale di Como, e in particolare della Compagnia di Cantù e della stazione di Fino Mornasco, a individuare i tre uomini ritenuti gli autori di quei colpi. Si tratta di Salvatore Galletti, 56 anni di Beregazzo con Figliaro, il cui nome compariva già negli atti dell’operazione Fiori della Notte di San Vito, contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nel Comasco.
Assieme a lui sono finiti in carcere Luigi Panvini, 44 anni di Lozza, nel Varesino e Salvatore Longo, 48 anni di Malnate. Quest’ultimo era già detenuto in carcere a Busto Arsizio, usufruiva di permessi premio, durante i quali avrebbe commesso la rapina. Il colpo di Cassina Rizzardi è contestato a tutti e tre. L’Eurospin di Malnate, rapinato il 27 settembre con un bottino di 939 euro, sarebbe stato un lavoro solo di Panvini e Longo, così come quello alla sala giochi Vtl di Olgiate Comasco del 28 settembre, dove erano stati rapinati 937 euro. Solo Panvini avrebbe invece realizzato la tentata rapina al Carrefour di Varese, dove le commesse erano scappate abbandonando le casse chiuse a chiave, e quella all’Eurospin di Villa Guardia dello stesso giorno, bottino 1700 euro. Ai tre, a vario titolo, vengono contestati anche i reati di furto o ricettazione delle auto, l’incendio doloso di quella utilizzata per la rapina di Cassina, rubata a Casnate e bruciata in un bosco.
A loro, i carabinieri sono arrivati risalendo all’auto rubata e al luogo in cui è avvenuto il furto, dove i ladri erano arrivati con al loro auto: con quella di Panvini per la precisione. A quel punto sono state ricostruite le rapine commesse successivamente, sempre con le stesse modalità: auto rubate, pistola, volto coperto. Sottoposti a intercettazioni, non parlavano mai al telefono dei colpi da realizzare, anche se i contatti tra di loro erano molto frequenti.