Cantù, il Comune rinuncia ai danni contro il clan della movida

No alla costituzione di parte civile nel processo

Carabinieri in centro a Cantù

Carabinieri in centro a Cantù

Cantù (Como), 22 novembre 2018 - Dal 2014 al 2016 la ‘ndrangheta ha fatto il bello e il cattivo tempo nella centralissima piazza Garibaldi di Cantù, ma l’amministrazione comunale non si è costituita parte civile nel processo penale e l’altra sera ha deciso di non intentare neppure un’azione civile per il risarcimento dei danni dovuto al danno di immagine e di reputazione per l’intera città.

Ad avanzare la proposta il consigliere Gianpaolo Tagliabue, che ha chiesto ai colleghi di Lega e Forza Italia di aderire alla mozione targata M5S: «Un modo per segnare la distanza della nostra città rispetto agli episodi inquietanti portati alla luce dalla magistratura». La maggioranza, però, ha votato contro, insieme alla minoranza civica di Lavori in Corso, giustificando la sua decisione con le incertezze di un giudizio in cui «non c’è stato rinvio per 416bis, ma per estorsioni e lesioni aggravate dal metodo mafioso». «Il processo sta attraversando una fase delicata – ha spiegato la vicesindaco, Alice Galbiati – la competenza del Tribunale di Como è stata messa in discussione e dovrà decidere la Cassazione. Tutti abbiamo condannato questa vicenda, ma siccome il Comune di Cantù non è stato individuato come parte offesa in questa fase è meglio aspettare, anche rispetto a un’azione civile che avrebbe di sicuro risonanza, ma rischia di avere scarsi risultati pratici. Piuttosto, meglio impegnarci per dare vita al più presto a un’associazione antiracket o un osservatorio della legalità».