Abusi al Lido di Argegno, chiesta la condanna per Dotti

A 4 anni dal sequestro l'accusa ha chiesto dieci mesi per l'ex sindaco e il direttore dei lavori Silvio Lizzeri

Francesco Dotti

Francesco Dotti

Argegno, 16 settembre 2017 - Una richiesta di condanna a dieci mesi di carcere per l’ex sindaco di Argegno Francesco Dotti, 56 anni, attualmente consigliere regionale di Fratelli d’Italia, così come per Silvio Lizzeri, 43 anni, progettista e direttore dei lavori, entrambi finiti a processo per la ristrutturazione del Lido di Argegno. Ieri il pubblico ministero Giuseppe Rose, ha chiesto l’assoluzione per gli altri imputati, per mancanza di elemento soggettivo, o perché il fatto non costituisce reato: Giacomo Del Fante, 45 anni, legale rappresentante della società Edil Strade Valtellina, esecutrice dei lavori, Davide Bordoli, 48 anni di Lenno e Corinna Albini, 33 anni di Lenno, amministratori dell’altra società esecutrice dei lavori, la Centre Point srl.

Gli imputati, in concorso tra loro, sono finiti a processo per rispondere di una serie di violazioni edilizie, coinvolti nei rispettivi ruoli, relative al periodo tra dicembre 2011 e giugno 2013, quando Dotti era sindaco e, di conseguenza, alla guida della Giunta che aveva approvato il progetto e la struttura era in corso di ampliamento. Secondo il sostituto procuratore Giuseppe Rose, che aveva coordinato le indagini della Guardia di finanza e del Corpo Forestale dello Stato, la realizzazione di nuovi lavori edilizi avvenne in assenza di un titolo che abilitasse alla realizzazione di nuove parti della struttura turistica. Per un lungo periodo, nel 2013, la struttura del lido, affacciata sul lago in centro paese, venne messa sotto sequestro, fino alla primavera 2014.

A quattro anni dal sequestro dell’immobile, si arriverà dunque a stabilire se quella ristrutturazione avvenne senza rispettare una serie di criteri e normative, oppure se progettisti e amministratori, avevano proceduto correttamente. Il processo prosegue a inizio novembre, con le arringhe delle difese, davanti al giudice di Como Carlo Cecchetti.