Violenze in casa, imam assolto: "La moglie voleva liberarsi di lui"

La moglie lo accusava di averla pestata - anche durante la gravidanza - segregata, schiavizzata e umiliata in nome di una concezione telebana della famiglia

Tribunale di Brescia

Tribunale di Brescia

Brescia, 12 aprile 2022 -  La moglie lo accusava di averla pestata - anche durante la gravidanza - segregata, schiavizzata e umiliata in nome di una concezione telebana della famiglia. Ma per il giudice Mauro Liberti, che ha assolto Abu Ammar Al Sudan, il 48enne sudanese arrestato nell’autunno 2019 per maltrattamenti e lesioni ai danni di una connazionale di 20 anni più giovane, la parte offesa "non è credibile", ha reso una deposizione "poco sincera" e piena di "contraddizioni". L’imam, già alla ribalta delle cronache per le trasmissioni tv in lingua araba, a detta della ex aveva alzato le mani in presenza dei figli di 4, 6 e 8 anni arrivando a impedirle di comunicare con l’esterno. Unica possibilità, un cellulare con un’utenza dedicata a lui.

Bugie: "È stato appurato che disponesse di un profilo Facebook, Whatsapp e Viber e che poteva connettersi a internet tramite il Wifi di casa – si legge nelle motivazioni –. Aveva effettuato numerose telefonate in Sudan, alla famiglia. Dati che mal si conciliano con la figura di padre padrone che poneva la consorte in uno stato di controllo e sudditanza". Al Sudan, per cui la procura aveva chiesto 4 anni e mezzo (l’assoluzione è stata impugnata) rispondeva pure di 6 episodi di lesioni. "In nessuno dei referti medici ci sono riscontri oggettivi". E ancora, nessuno dei vicini ha riferito di aver mai sentito liti violente. La signora "aveva diversi telefoni cellulari anche costosi sempre nuovi, e molte amiche che frequentavano l’abitazione o l’accompagnavano fuori". Per a maestra d’asilo i bimbi "erano molto sereni e tranquilli, idem la madre ai colloqui". "Eccessi e smagliature narrative inducono ad affermare che la vicenda possa trovare una spiegazione alternativa nella volontà della vittima di liberarsi definitivamente del marito mantenendo la casa coniugale".