FEDERICA PACELLA
Cronaca

Brescia, trekking al posto del carcere

Una terapia alternativa per otto minorenni autori di reati

Trekking in montagna

Brescia, 6 aprile 2019 - Miglioramento nell’ambito dell’autostima, del rispetto e solidarietà nel lavoro di gruppo, di una maggiore capacità di riflessione rispetto alle situazioni, ma anche di disponibilità verso l’autorità giudiziaria. Sono i risultati benefici del percorso di Trekking Therapy, condotto dalla cooperativa sociale Area Onlus e dal laboratorio di psicologia della Cattolica in sinergia con il Tribunale dei Minorenni di Brescia.

Il progetto ha coinvolto un gruppo di 8 ragazzi colpevoli di reati minori legati al furto e allo spaccio, in un percorso lungo 6 giorni, 135 chilometri e 38 ore di cammino attorno al lago di Garda. «I risultati sono molto interessanti – ha spiegato Giancarlo Tamanza, direttore del laboratorio di Psicologia della Cattolica, nell’ambito di un convegno internazionale che si è svolto in Cattolica – ed hanno evidenziato effetti positivi per la crescita dei ragazzi che hanno mostrato una maturazione ed una consapevolezza relativamente al loro percorso». I ragazzi, tutti con storie segnate da reati legati a detenzione e spaccio di droga, furti e rapine, hanno compreso il senso del progetto, inteso non come punizione ma come occasione per riflettere su loro stessi. «Rispetto ai classici approcci clinici – spiega Tamanza – abbiamo notato una maggiore capacità di aprirsi al confronto e di elaborare le loro vicende». Alcuni hanno già terminato il loro percorso di messa alla prova, altri lo stanno proseguendo, e gli esperti registrano atteggiamenti meno oppositivi verso i giudici. Un progetto che ora, si spera, possa essere da apripista. «Ci sono difficoltà di organizzazione e di risorse. Tuttavia per l’efficacia che ha dimostrato, meriterebbe di essere replicata».

Durante il convegno, è stato presentato anche il documentario ‘I re del lago’, realizzato da quattro studenti di regia della Civica Scuola di Cinema ‘Luchino Visconti’ di Milano, che hanno seguito documentato l’intera impresa, mettendo al centro il percorso e i cambiamenti scaturiti nei ragazzi dal viaggio. Il progetto è candidato a diventare modello per persone con fragilità, al di là della messa in prova. «Abbiamo in cantiere di ripetere il progetto – spiega Luca Bonini, della cooperativa Area – con gruppi di adolescenti e con ragazzi che hanno disabilità».