Telecamere negli asili nido? "No" dalla Federazione scuole cattoliche

Netta la posizione sulla proposta

Asilo nido

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Brescia, 15 giugno 2018 - Telecamere negli asili nido? Si rischia lo scontro tra le scuole paritarie e la Regione. Nel prossimo consiglio regionale, il 26 giugno, sarà presentata una mozione speculare a quella adottata martedì per le Rsa, che incentiva l’installazione di telecamere negli asili nido. «Il problema – spiega Massimo Pesenti, presidente Adasm-Fism Brescia – nasce nel momento in cui si chiede la presenza di videocamere per essere accreditati». A Brescia sono 256 le scuole materne associate alla Fism, la federazione delle materne cattoliche o di ispirazione cristiana, di cui la metà ha più di 100 anni: sono circa i 2/3 di tutte le paritarie. Sono 80 gli asili nido, e nel complesso ci sono 20mila bambini e 1.500 tra educatori e insegnanti. Numeri che fanno di Brescia la seconda provincia in Italia, dopo Milano, per numero assoluto di paritarie, ma la prima per il rapporto con la popolazione: se non ci fossero, molti Comuni sarebbero senza materna e senza nidi. 

Se passasse la linea del ‘grande fratello’ nelle scuole? «Andremmo allo scontro – commenta Pesenti – penso che toglieremo le convenzioni». Le ricadute sarebbero pesanti soprattutto per le famiglie. Sul tema, la Fism si era già espressa chiaramente nel 2016, sottolineando come la telecamera nei contesti educativi sia «una pesante sconfitta per l’intero sistema scolastico italiano», che è sostanzialmente sano. In corso ci sono interlocuzioni con la Regione anche su un altro tema. «La misura dei Nidi gratis – spiega Pesenti – è ottima perché ha aperto la possibilità di accedere ai nidi a molte più famiglie. Il problema è che la Regione paga tutti gli importi a fine anno scolastico. Vuol dire che gli asili, per dieci mesi,, devono fare da banca alla Regione, indebitandosi per pagare le spese correnti». Ciò ha aggravato la situazione già non semplice di molte scuole Fism, messe in difficoltà dal mancato aggiornamento dei contributi statali (fermi dal 2000), dall’assenza di contributi da parte di diversi comuni, talvolta per motivi ideologici, e dal calo delle nascite (-2mila bambini in due anni). Alcune scuole, come accaduto a Sonico, hanno inoltre chiuso dopo l’apertura di sezioni statali.

«L’ufficio scolastico provinciale – ricorda Pesenti – negli ultimi due anni, non ci ha mai coinvolto, nonostante la procedura lo preveda». Per il futuro, la Fism bresciana punterà a mettere in rete scuole che si trovano in uno stesso territorio, per ottimizzare l’organizzazione ed offrire servizi complementari. Inoltre, la legge sullo 0-6 prevede che i comuni si dotino di un coordinamento di tutti i servizi per la prima infanzia. «Potremmo candidarci con questo ruolo, nei comuni meno attrezzati». In corso anche un progetto per accrescere l’inclusione degli studenti con disabilità. «Ci piacerebbe – conclude Pesenti – che sempre di più ogni comunità si prendesse a cuore la sua scuola dell’infanzia, anche nei momenti come questo».