Siccità, Po e laghi sono semivuoti La crisi idrica spaventa l’agricoltura

Alla vigilia della stazione irrigua, si cercano alternative per garantire il fabbisogno delle colture. Il Garda è al 25%, il Maggiore ha meno della metà del riempimento. I consorzi: "Situazione deficitaria".

di Federica Pacella

Lo scorso anno era giugno quando l’Osservatorio permanente dell’Autorità del Fiume Po lanciò l’allarme perché il cuneo salino aveva raggiunto i 21 chilometri. Quest’anno, l’Osservatorio permanente di ADBPo riunito ieri ha dovuto constatare che l’intrusione delle acque salmastre raggiunge già i 19 km nel Po di Goro (secondo le analisi di Arpa Daphne in corso di ulteriore approfondimento). Basterebbe questo confronto per capire quanto sia grave la carenza idrica in tutto il distretto, che comprende Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna. Ragionare in termini di distretto è fondamentale per capire in che direzione si sta andando, perché per l’uso plurimo delle acque, la stessa fonte serve per uso umano, agricolo, idroelettrico, turismo e, ovviamente, per mantenere lo stato ambientale di fiumi e laghi (lo scorso anno i grandi laghi alpini furono chiamati in ‘soccorso’ del Po).

L’Osservatorio, a cui hanno partecipato oltre 70 rappresentanti di ministeri, regioni, stakeholder e agenzie di monitoraggio, ha confermato uno scenario di severità idrica medio, ad un passo dal livello più alto di criticità per gran parte dell’area Padana. I dati peggiori arrivano da Piemonte e Lombardia, dove il conclamato stress idrico è peggiorato nelle ultime settimane per la mancanza prolungata di precipitazioni in grado di colmare il deficit ereditato dalla stagione del 2022. Nell’insieme dei macrodati, raccolti e rielaborati dallo staff tecnico di ADBPo con le Arpa regionali, emergono alcuni casi che dimostrano chiaramente lo stato di sofferenza all’interno del distretto del fiume Po.

I laghi mantengono quote minime: il Garda risulta ad oggi quello in maggior crisi con un riempimento solo del 25% , nonostante AIPo abbia provveduto da quasi un mese alla chiusura della diga di Salionze (eccezion fatta per il deflusso ecologico di 8mcs verso il Mincio). Il lago Maggiore offre lo stesso panorama con un riempimento del 41,5% e con l’ente regolatore che conferma la scarsità di risorsa nei bacini di valle come mai negli ultimi 16 anni. Di fatto, la stagione irrigua si aprirà in questo quadro di palese difficoltà. Anbi (l’Associazione dei consorzi di bonifica) ha avanzato l’immediata richiesta – condivisa dal segretario generale di AdBPo, Alessandro Bratti – di poter provvedere, quanto prima, ad accumulare parte della risorsa idrica oggi disponibile nelle reti di canalizzazioni dei consorzi, in anticipo sulla consueta stagionalità, per creare le migliori e più efficaci condizioni di beneficio per le falde e i pozzi ad uso agricolo, ma naturalmente anche per habitat e biodiversità. "Siamo in situazione deficitaria – conclude Bratti – e l’attività irrigua non è ancora iniziata, per cui c’è molta preoccupazione da molti punto di vista. Ci vorrà molto buon senso, lavoro di confronto, per gestire situazioni che potrebbero essere particolarmente critiche all’inizio della stagione irrigua".