BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, torturatore dell’Isis condannato. Perché la vittima seviziata è considerata credibile

Dieci anni di reclusione: questa la pena inflitta a Samir Bougana. Decisive, nel processo, le dichiarazioni di un quattordicenne curdo brutalizzato a colpi di scarica elettrica

L'arrivo di Samir Bougana in Italia

L'arrivo di Samir Bougana in Italia

Brescia, 20 maggio 2024 – La vittima? Assolutamente “credibile” e “affidabile”. “Le smagliature”, che pure hanno caratterizzato il suo racconto, “non hanno compromesso la solidità della trama complessiva del suo narrato. Non può sostenersi che la parte offesa sia stata indotta a collaborare per potersi garantire il permesso di soggiorno di cui già beneficiava”.

Mentre l’imputato, che ha dichiarato di non aver mai visto quel giovane, ha sostenuto di essersi recato in Siria per aiutare le popolazioni sconvolte dalla guerra e non certo per combattere (ma in un’intervista del 2018 si definì un piccolo terrorista) ha tenuto un atteggiamento “menzognero” e “opportunistico”.

Lo scrivono i giudici della Corte d’assise - presidente Roberto Spanò - nelle 24 pagine delle motivazioni della condanna a dieci anni nei confronti di Samir Bougana, il 29enne foreign fighter di Gavardo già condannato in via definitiva a 4 anni per essere stato al soldo dell’Isis, parte di un’associazione terroristica.

Nell’ultimo procedimento, che si è concluso a inizio maggio con un’altra condanna, era accusato di avere sequestrato e seviziato anche con scariche elettriche un quattordicenne curdo che non intendeva convertirsi all’Islam e poi trovò rifugio in Germania.

Per i giudici imputazioni e sentenze restituiscono "un’immagine fin riduttiva rispetto alla effettiva caratura criminale dell’imputato”, che avrebbe dovuto rispondere pure di tortura se il reato all’epoca fosse già stato presente nella legislazione italiana. Il profugo, “nel riferire l’esperienza dolorosa subita durante la prigionia, ha offerto uno spaccato crudo e realistico delle afflizioni subite dalla comunità yazida durante l’ occupazione militare dell’IS”.

Ha raccontato la verità. Non è venuto a deporre solo perché teme ritorsioni dopo le minacce ricevute in seguito alla sua collaborazione con la polizia tedesca, ritiene la Corte. Aveva in ogni caso descritto correttamente Bougana, indicandolo di bassa statura ancora prima di riconoscerlo in foto, ricordandolo come un esecutore di un ufficiale del quale era alle dipendenze. Alcune contraddizioni “appaiono riconducibili al disorientamento e al trauma provocati in un adolescente dai patimenti inflitti”.