Poliziotti senza stipendio perché sospesi. Ma nel frattempo si sono vaccinati

Paga in stand by per centinaia di agenti che non si sono immunizzati entro metà dicembre

Daniele Possemato è il segretario nazionale organizzativo dell’Usip

Daniele Possemato è il segretario nazionale organizzativo dell’Usip

Brescia - Sospesi fino a giugno perché non vaccinati, anche se nel frattempo hanno contratto la malattia o provveduto al vaccino e sono quindi tornati in servizio. Un pasticcio burocratico quello in cui sono finiti alcuni agenti della polizia di Stato, nel Bresciano ma non solo. Le prime segnalazioni sono arrivate proprio da Brescia e hanno portato alla luce un problema poi risultato diffuso a livello regionale e nazionale. 

"Ci sono centinaia di colleghi in questa situazione, le segnalazioni stanno continuando ad arrivare", spiega Daniele Possemato, segretario nazionale organizzativo Usip (Unione sindacale italiana poliziotti). In sostanza, come previsto dalla normativa, il personale di polizia che non ha ottemperato a sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria entro metà dicembre si è visto sospendere lo stipendio per il mese di gennaio, e conseguentemente il portale NoiPA non ha quindi emesso il relativo cedolino a loro favore.

Tuttavia, c’è chi nel frattempo è stato riammesso in servizio o perché vaccinato o perché ha contratto la malattia. "Di conseguenza, i colleghi si aspettavano di vedersi accreditato lo stipendio loro spettante, ovviamente decurtato dai giorni di assenza, ma purtroppo così non è stato", evidenzia il segretario generale Vittorio Costantini. Gli Uffici amministrativi contabili, a seguito dell’emissione del decreto di sospensione, hanno provveduto a inserire l’assenza dal giorno di sospensione fino al 15 giugno 2022, data prevista dal decreto legge. Poiché non possono essere le singole Questure a risolvere il problema, senza un intervento diretto degli Interni, i poliziotti riammessi in servizio a gennaio rischiano di trovarsi a lungo senza stipendio pur non essendo più sospesi.

La vicenda è stata segnalata dal sindacato al Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale. "Un guazzabuglio burocratico – sottolinea Possemato – di fronte al quale viene da chiedersi se non ci si poteva pensare prima, per pianificare l’accreditamento dello stipendio dei colleghi riammessi in servizio. Da un lato l’Amministrazione è stata ligia nel far partire la sospensione dei colleghi, di contro non lo è stata altrettanto nel garantire loro lo stipendio spettante".