Ricatti hard al parroco, condannati due ventenni

Avevano preteso 170mila euro per non diffondere il video dei loro incontri

La polizia postale

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Cinque anni e mezzo e quattro anni e otto mesi. Queste le condanne inflitte ieri al termine del processo in abbreviato nei confronti di due giovani romeni accusati di avere adescato e taglieggiato un anziano parroco di Brescia. Estorsione pluriaggravata - ai danni di un uomo di chiesa - e revenge porn (reato assorbito dal primo) sono le contestazioni mosse alla gang dei ricattatori hard, per l’accusa cinque ragazzi tra i 20 e 25 anni - tre sono irreperibili - dimoranti nel quartiere Malpensata di Bergamo. Stando a quanto ricostruito dalla Polizia Locale di Brescia e dal pm Alessio Bernardi gli imputati, veri professionisti del raggiro, hanno circuito e ricattato biecamente il sacerdote minacciando di rendere pubblico un video osè. Protagonista del filmino a luci rosse, manco a dirlo, proprio la vittima, che ha pagato a caro prezzo la propria debolezza. Il giochetto, sostiene chi indaga, è costato alla parte offesa - che non si è costituita parte civile - 170mila euro, in base alla ricostruzione accusatoria frutto di averi personali e di prestiti, anche da parte della parrocchia.

A riprova, numerosi bonifici a molti zeri diretti in Romania, dei quali il pm ha chiesto il sequestro europeo, ma la somma non è stata recuperata. A far saltar fuori la vicenda, nel febbraio 2020, era stato proprio il sacerdote, “perdonato“ dalla Curia che l’ha lasciato al suo posto. In preda alla vergogna e alla disperazione, dopo quattro mesi da incubo, l’anziano ha denunciato. Ha chiamato i vigili per segnalare la presenza di alcuni clochard davanti alla sua chiesa, a suo dire troppo insistenti nella continua richiesta di sovvenzioni. Approfondendo il racconto, gli investigatori hanno intuito i retroscena. I truffatori erano riusciti a entrare in intimità con il don e poi l’avevano messo in ginocchio.

Tra il febbraio e aprile 2021 due ventenni sono stati arrestati durante consegne “sorvegliate“ di denaro. Per loro la procura ha chiesto condanne rispettivamente a otto e sei anni. La difesa invece, secondo cui non c’è stato alcun ricatto, tanto più che il video non era così esplicito, il minimo della pena. Quanto agli altri tre complici, seppure identificati, non si sa dove siano. Sono stati rinviati a giudizio e per loro il processo inizierà il 15 maggio.