Brescia, neonato ucciso da batterio killer in ospedale: altri 9 casi nel reparto

L'ospedale conferma: "Focolaio in terapia intensiva neonatale", chiusa l'accettazione al reparto Terapia intensiva neonatale. Aperto fascicolo in Procura

Spedali Civili di Brescia

Spedali Civili di Brescia

Brescia, 11 agosto 2018 - Un bambino è stato ucciso da un batterio killer all'ospedale Civile di Brescia. Il bimbo è stato vittima un'infezione provocata dal batterio noto come Serratia Marcescens. Il fratello gemello pur colpito dal batterio è vivo. Dopo il decesso, il reparto è stato visitato dai carabinieri del Nas: i militari hanno acquisito documentazione e fatto i primi accertamenti sul personale entrato in contatto con il bambino, per capire se il batterio è stato portato da esterni.

A quanto rende noto la direzione degli Spedali Civili di Brescia sarebbero dieci i casi di neonati colpiti dal batterio. "Presso il reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell'ASST Spedali Civili di Brescia si è sviluppato un focolaio epidemico di infezione/colonizzazione da Serratiamarcescens, caratterizzato da tre casi di sepsi neonatale, un'infezione delle vie urinarie e sei casi di colonizzazione", chiarisce la struttura, spiegando che "il 20 luglio è stata identificata una condizione di malattia da Serratiamarcescens in due neonati, con isolamento del germe da emocolture (del 18 e 19 luglio) ed a un terzo neonato sono stati riscontrati segni clinici di congiuntivite, con isolamento del microrganismo da tampone oculare (effettuato il 19 luglio). I primi due casi diagnosticati sono andati progressivamente migliorando ed attualmente sono in via di risoluzione, purtroppo il terzo paziente ha sviluppato segni clinici da shock settico ed un quadro clinico che è progressivamente peggiorato e, nonostante la terapia antibiotica a largo spettro e tutte le cure intensive prestate ha cessato di vivere". Al momento "sei dei dieci neonati positivi per Serratia sono ancora degenti. E dei restanti 27 degenti risultati negativi allo screening 10 sono stati dimessi e 17 sono ancora ricoverati". 

Al primo riscontro della malattia, il 20 luglio, ricorda ancora l'ospedale, "è stato immediatamente allertato il Comitato infezioni ospedaliere pediatrico e sono state subito attivate le prime misure di sorveglianza e contenimento", ovvero: isolamento dei pazienti infettati o colonizzati, con applicazione di precauzioni da contatto, in stanza dedicata e con personale di assistenza e strumentario dedicati in via esclusiva; monitoraggio sistematico attraverso l'esecuzione di tamponi di sorveglianza per tutti i degenti dell'unità, per individuare eventuali nuove colonizzazioni, rinforzo formativo per il personale sanitario e per i genitori, riguardo alla corretta esecuzione delle misure assistenziali.

Il 24 luglio è stata, di concerto con il Comitato infezioni ospedaliere pediatrico, messa in opera la bonifica ambientale di una stanza di degenza riservandola ai nuovi ingressi e programmate le bonifiche successive. Al riscontro delle ulteriori positività dei tamponi di screening, il 27 luglio è stata disposta la chiusura dell'accettazione di nuovi pazienti in Terapia intensiva neonatale ed è stata richiesta la collaborazione dei centri di di terapia intensiva neonatale limitrofi". In riunioni successive il Comitato infezioni spedaliere pediatrico "ha deciso di procedere con i seguenti interventi di contenimento e sorveglianza: attivazione di momenti formativi di rinforzo per tutto il personale di assistenza; esecuzione di tamponi di screening bisettimanali per i neonati degenti; studio della colonizzazione ambientale; colloqui informativi/formativi con i genitori dei pazienti a piccoli gruppi".

Sull'accaduto la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti e i carabinieri del Nas hanno acquisito gli atti relativi al decesso del piccolo. Al momento tuttavia non risultano indagati, nè vengono ravvisati allo stato profili di responsabilità. "Nei giorni scorsi, su richiesta della Procura della Repubblica di Brescia - prosegue il comunicato dell'ospedale -, i carabinieri del Nas si sono recati in azienda ed hanno acquisito la documentazione sanitaria, le procedure aziendali e tutti gli elementi ritenuti utili alle indagini. La direzione aziendale e tutti gli operatori sanitari - aggiunge la nota - comprendono e partecipano al dramma ed al dolore dei genitori e della famiglia del piccolo deceduto il 6 agosto".  Anche la Regione Lombardia sta seguendo la situazione. L'assessore alla Sanità Giulio Gallera ha dato mandato all'Ats di Brescia di avviare una commissione di inchiesta, lo scopo dell'indagine è verificare se, dal punto di vista sanitario, siano state messe in opera tutte le misure di sorveglianza e di contenimento del batterio.