La guardia costiera
Salò (Brescia), 1 luglio 2021 - In attesa delle esequie della ragazza, in programma domani, i legali dei parenti polemizzano con il comportamento dei manager bavaresi, indagati a piede libero per omicidio colposo e omissione di soccorso. "La Procura chieda se non un mandato di arresto europeo, almeno misure restrittive non custodiali previste dalla legge quadro del Consiglio di giustizia europeo del 2009 volta a proteggere i cittadini ed evitare i pericoli della circolazione non sottoposta a controllo. I presupposti ci sono" fanno sapere gli avvocati Patrizia Scalvi e Caterina Braga.
Il proprietario del Riva Acquarama il giorno dopo l’incidente, domenica, era stato posto in stato di arresto. Risalire però con certezza se lui oppure l’amico fosse ai comandi al momento dell’impatto si è rivelato difficile, giacché i due hanno dichiarato durante l’interrogatorio di essersi alternati. Non solo. A interrogatorio concluso i termini della semiflagranza erano scaduti, così il pm Maria Cristina Bonomo non ha potuto che rimettere in libertà l’arrestato. Nelle ore seguenti disporre un fermo si è rivelato impraticabile, giacché l’omicidio colposo a differenza dell’omicidio stradale è punito da pene troppo contenute.
"C’è un vuoto legislativo", ha spiegato il procuratore capo Francesco Prete. Non sono infatti previste le aggravanti dell’ubriachezza, né della velocità elevata, e uno degli indagati - il proprietario del Riva - ha persino potuto rifiutare l’alcol test. Vi si è sottoposto solo l’amico, che a 15 ore dallo schianto è risultato negativo. Ma in un video delle telecamere della nautica Arcangeli di Salò della sera precedente alle 23,35 proprio l’amico, l’incidente capitato da pochi minuti, viene ripreso mentre non si regge in piedi sulla barca e finisce nel lago.