Meno imprese agricole, ma la produzione bresciana cresce del 5,6% nel 2023, sforando i due miliardi. La fotografia scattata da “Conoscere l’agricoltura“, realizzata da Confagricoltura Brescia con Nomisma, racconta come è cambiata l’agricoltura bresciana (ma anche lombarda) rispetto alle sfide attuali. "L’agricoltura – spiega il presidente dell’associazione bresciana, Giovanni Garbelli – è oggi protagonista anche nella gestione dei territori e nella tutela dell’ambiente, proteggendo le culture e le colture che hanno modellato, nei secoli, il paesaggio ed il modo di vivere italiano".
Guardando ai numeri, prosegue la fisiologica contrazione delle imprese agricole: a Brescia sono il 5,8% in meno nel 2023 rispetto al 2018, in Lombardia sono il 7,5% in meno (-6,4% in Italia). Il calo delle aziende non significa necessariamente una crisi del settore: molte si attrezzano, infatti, per aggregarsi, diventando più forti anche per affrontare investimenti per la maggiore sostenibilità e il benessere animale. In Lombardia la zootecnia resta la filiera principale: rappresenta infatti il 66% della specializzazione produttiva a livello regionale, l’86% nel Bresciano (36% in Italia). Il trend è in costante aumento, se consideriamo che solo nella provincia di Brescia il numero di bovini da carne è aumentato del 6% nel 2023 rispetto al 2022, mentre suini, avicoli da carne e galline ovaiole si sono ridotte nel numero di capi. La presenza dell’allevamento, che richiede un lavoro continuativo nel corso dell’anno, se da una parte ha portato ad una minore diversificazione della produzione, dall’altro ha quanto meno assicurato una maggiore stabilità per i lavoratori, che hanno per lo più contratti a tempo indeterminato rispetto al contesto nazionale. Molti gli stranieri impiegati soprattutto nelle filiere zootecniche: i lavoratori extra comunitari sono il 59% nel Bresciano, il 76% in tutta la Lombardia, il 65% in Italia. F.P.