"Mio padre? Mi disse di raccontare ai carabinieri la sua versione". A parlare, in Assise, è Josef Mossali. Pianista professionista, 23 anni, Josef è il figlio di Davide, il meccanico di Palazzolo accusato di avere ucciso il 29 agosto 2022 Nexhat Rama, 40enne kosovaro trovato carbonizzato nella Land Rover del fratello data alle fiamme tra le vigne di Cologne. Per il pm Claudia Passalacqua Mossali, 54 anni, incensurato, uccise il suo creditore che gli stava con il fiato sul collo per rientrare da un debito di 30mila euro, e aveva contattato persino il figlio su Facebook ("Tuo padre non si è comportato bene, avrei bisogno di vederti" gli scrisse). Stando all’accusa, Mossali avrebbe attirato Rama nella sua officina, ammazzato con un’arma da fuoco clandestina (mai trovata), infine rinchiuso nel baule della Land Rover abbandonata tra i vigneti e bruciata. Contestazioni sempre negate. All’epoca Joseph, quel giorno chiuso nella sua stanza a suonare mentre nell’officina sottostante a detta della procura si consumava l’omicidio, fu sentito a lungo dai carabinieri. E le sue dichiarazioni contribuirono a incastrare il padre.
"Rama era un cliente dell’officina, ogni due-tre mesi portava un’auto da fare aggiustare. Non mi pare che mio padre avesse problemi con lui o debiti", ha dichiarato Josef. Dal conto del ragazzo però il 1° dicembre 2021 partì un bonifico di 5650 euro per Rama ("Feci un favore a mio papà, usai i soldi vinti a un premio pianistico"), e un secondo ll 26 gennaio 2022, 2.500 euro per "acconto cucina". La mattina del 29 agosto 2022 Josef, seduto al pianoforte nel suo studio, vide entrare in officina Range Rover bianca della vittima. All’epoca dichiarò che il padre alle 10 salì da lui e gli raccomandò di "non uscire assolutamente. Io avevo paura e mi chiusi a chiave". In aula però ha ritrattato: "Il concetto della paura mi fu suggerito dai carabinieri durante l’interrogatorio". In quel frangente per la procura Rama fu eliminato. "Mio padre tornò alle 12.10 per comunicarmi che "non c’era in officina più nessuno, se volevo potevo muovermi e preparare il pranzo". Ma con i carabinieri mentì: "Appena tornai in studio mi chiese di cancellare la memoria delle telecamere". Beatrice Raspa