Fu narcotizzata, soffocata e seppellita. L’autopsia conferma: ex vigilessa uccisa

Temù, in cento pagine le conclusioni sulla fine di Laura Ziliani. L’omicidio all’alba dell’8 maggio scorso

Laura Ziliani

Laura Ziliani

Brescia - Non si è uccisa. Non è morta per cause naturali. È stata narcotizzata e poi soffocata, probabilmente con un cuscino. L’hanno seppellita nei pressi delle sponde dell’Oglio, la sua unica tomba prima del disseppellimento provocato dalla piena del fiume. È stato questo l’epilogo della vita di Laura Ziliani, 55 anni, l’ex vigilessa di Temù sparita l’8 maggio dello scorso anno e ritrovata cadavere esattamente tre mesi dopo. Andrea Verzeletti, responsabile dell’Istituto di medicina legale degli Spedali Riuniti di Brescia, ha consegnato al pm Caty Bressanelli una consulenza di un centinaio di pagine. Laura Ziliani aveva raggiunto, da Brescia, l’abitazione di Temù, in Val Camonica, la sera di venerdì 7 maggio. Sarebbe stata uccisa fra le dieci di sera e le sette del mattino, l’ora in cui la donna sarebbe dovuta uscire dalla casa di vicolo Ballardini per una delle predilette escursioni in montagna.

Gli esami tossicologici hanno rilevato la presenza di bromazepam, un composto di benzodiazepine che esercita un’azione ansiolitica e ipnoinducente. Sulla persona nessuna frattura, nessuna ferita, nessuna lesione grave, nessuna contusione importante. È stato particolarmente accurato l’esame della teca cranica. Non sono emersi riscontri di una sofferenza fisica. La conclusione del medico legale è che la donna sia stata stordita, neutralizzata con una dose (non mortale) di farmaci e quindi soffocata. Quella del soffocamento è la spiegazione più plausibile anche se è risultato impossibile evidenziare nella superficie pleurica dei polmoni le caratteristiche formazioni petecchiali (microemorragie) tipiche delle asfissie meccaniche. Nel viso, irriconoscibile, mancano i bulbi oculari. Nonostante fossero trascorsi novanta giorni dalla scomparsa, il corpo, a parte il volto, appariva in buone condizioni. Questo fa ritenere che sia stato interrato, preservandolo così dall’azione degli agenti atmosferici primaverili ed estivi. È stata la sola sepoltura riservata a Laura Ziliani, non ci sono state collocazioni intermedie. La piena del fiume l’ha rivelata trasportando il corpo solo per pochi metri e lasciandolo rivestito da un leggero velo di sabbia mista a terriccio. Il cadavere, coperto solo dai brandelli di una canotta e di uno slip, è rimasto dove è stato trovato, in un boschetto lungo l’argine del corso d’acqua. Era stata una permanenza breve. L’esame dell’entomologo ha stabilito che le formazioni larvali si erano formate di recente.

Dal 24 settembre sono in carcere due delle tre figlie di Laura Ziliani, Paola e Silvia Zani, 19 e 27 anni e il fidanzato della maggiore, Mirto Milani. Per loro le accuse sono di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice per le indagini preliminari, Alessandra Sabatucci, scrive che il contenuto delle intercettazioni "offre elementi di riscontro all’ipotesi accusatoria; risulta, infatti, accertato in capo a tutti e tre gli indagati un chiaro interesse a sostituirsi a Ziliani Laura nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici e rientrare dall’esborso di 40.000 euro che la scomparsa aveva sostanzialmente imposto alle figlie Paola e Silvia per mettere a reddito alcuni appartamenti. Tale rilievo, unitamente alle risultanze inerenti il rinvenimento degli indumenti della Ziliani e l’esito della consulenza informatica svolta sul telefono della persona offesa, integrano a carico di Zani Silvia, Zani Paola e Milani Mirto i gravi indizi di colpevolezza".