BEATRICE RASPA
Cronaca

Inchiesta del Fisco su Cellino: "Ma il Brescia non c’entra"

Il presidente della società di calcio nel mirino della Procura per il terreno acquistato dal Comune per realizzare un centro sportivo

Massimo Cellino

Massimo Cellino

Brescia, 20 febbraio 2021 - Non solo i tifosi lo assediano, polemizzando con le sue scelte di calciomercato. Ora c’è pure la Guardia di Finanza che lo marca stretto. Massimo Cellino, il patron del Brescia Calcio, è infatti nel mirino della Procura di Brescia che ha aperto a suo carico un’inchiesta per reati fiscali, e ieri ha inviato i finanzieri a perquisire le sue abitazioni e le sedi delle società a lui riconducibili. Tra cui ovviamente, anche quella delle Rondinelle. Omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi, sia come come privato sia in relazione alle sue società, evasione fiscale, sottrazione di beni al pagamento delle imposte e autoriciclaggio sono i reati ipotizzati dal pm Erica Battaglia.

Dei medesimi reati rispondono a vario titolo cinque suoi collaboratori, iscritti al registro degli indagati. Il blitz delle Fiamme gialle è scattato all’alba tra Padenghe sul Garda, dove il sessantaquattrenne imprenditore ha casa, via Solferino a Brescia, nella sede del club biancoazzurro, e la Sardegna. Già proprietario del Cagliari Calcio e del Leeds, da qualche tempo cittadino inglese, il presidente del Brescia Calcio negli anni passati era già finito sotto la lente dell’Agenzia delle entrate, e non solo, collezionando grane giudiziarie. Nella vicenda attuale la magistratura bresciana sospetta abbia fatto sparire somme ingenti – si parla di molti milioni – facendole transitare da una società all’altra, tra cui trust esteri, così da sottrarle al Fisco.

Accertamenti sono in corso pure sull’area di Torbole Casaglia, nell’hinterland, dove nel 2018 Brescia Holding spa aveva acquistato dal Comune all’asta uno spazio da 75mila quadri a 1,35 milioni con l’intenzione di farvi un centro sportivo della squadra. La cessione aveva fatto salire sulle barricate un comitato di ottocento cittadini che avevano presentato un esposto in Procura: quell’area in cui prima c’era un parco fu oggetto di manovre speculative, era la loro tesi, svenduta (tre perizie l’avevano valutata per oltre tre milioni e mezzo) e poi rivenduta al doppio del prezzo a un’altra società, la Eleonora immobiliare. Un capitolo al centro di un’inchiesta parallela per turbata libertà di scelta del contraente, in cui figura indagata, tra gli altri, il sindaco Roberta Sisti. Dal canto suo Cellino ha voluto precisare che le investigazioni in corso sono "riferite alla mia persona e non alla società sportiva – ha fatto sapere con una nota –. Ci tengo a dare questo messaggio per tranquillizzare i nostri dipendenti e i nosti tifosi, fermo restando che sono fermamente convinto di aver sempre agito nel pieno rispetto della legge e confido di poter chiarire la correttezza del mio operato".