Pisolino durante il turno, le guardie accusate: "Non stavamo dormendo"

La difesa dei quattro agenti della polizia Penitenziaria finiti sotto inchiesta dopo un'ispezione a sorpresa

Agenti di polizia penitenziaria

Agenti di polizia penitenziaria

Brescia, 28 febbraio 2017 - "Non stavamo dormendo durante il turno di notte. Sono tutte menzogne". Si sono difesi così i quattro agenti della polizia Penitenziaria (un sovrintendente, ne frattempo promosso e prossimo alla pensione, e tre assistenti capo) accusati di essere stati sorpresi a dormire nel corso di un'ispezione a sorpresa avvenuta la notte del 14 maggio di quattro anni fa. Gli agenti, accusati di abbandono del posto di lavoro (rischiano 4 anni di carcere che aumenterebbero se venisse riconosciuta loro l’aggravante di aver interrotto il servizio e commesso il reato in concorso), ieri hanno voluto raccontare la loro verità nel corso del processo iniziato la scorsa primavera. 

"Quell'ispezione non era assolutamente a sorpresa. - hanno spiegato tutti e quattro gli agenti - Sapevamo che il nostro comandante sarebbe arrivato a Verziano. Non trovavamo più le chiavi dell’armeria e per questo avevamo chiesto il suo intervento. Quando poi le chiavi sono state ritrovate, le aveva una collega, non abbiamo avvertito il comandante che quindi è arrivato lo stesso". Il comandante della Penitenziaria era entrato nella struttura subito dopo la ronda di controllo delle tre del mattino. "Ho sentito battere alla finestra - ha raccontato uno degli imputati - Il comandante aveva fatto in modo che dalla portineria non avvertissero del suo arrivo e mi ha detto di seguirlo".

L'inchiesta era partita dopo che in Procura a Brescia era arrivata la relazione di un commissario ministeriale di Polizia penitenziaria in cui venivano segnalati alcuni strani comportamenti avvenuti nella notte del 14 maggio 2013. Secondo la segnalazione, nel corso di un'ispezione a sorpresa (forse messa in moto dalla denuncia di un detenuto) l’addetto alla portineria e il collega del primo e del secondo piano erano stati pizzicati mentre dormivano sdraiati su un giaciglio di fortuna allestito su una scrivania, un terzo agente stava invece riposando in un’altra stanza, mentre un quarto (il sovrintendente) si era addirittura ritirato nella propria abitazione all’interno della struttura carceraria. 

Per i quattro imputati si tratta però soltanto di bugie. "Stavamo svolgendo il nostro turno regolarmente - hanno ricordato al giudice - Le luci nei nostri box erano spente perché quelle della sezione bastavano per l’illuminazione e poi nessuna regola impone di stare in piedi durante il turno. Dopo tutto quel polverone le regole non sono cambiate. Due di noi invece si sono ammalati per lo stress di questa vicenda". Prossima udienza il 3 luglio per la discussione.