
L’alberello di Natale carico di palline bianche e di pupazzi donato dai genitori dei bimbi mai nati
Da ieri al cimitero di via Milano è sorto un simbolo di vita e di allegria: un alberello di Natale carico di palline bianche e di pupazzi - ci sono “superlimone”, una grande carota, un orsacchiotto, elfi rosa - con accanto un angelo argentato incerto se spiccare il volo o radicarsi a terra. È l’iniziativa voluta dal gruppo dei genitori dei bimbi del Vantiniano - mamme e papà di piccoli nati morti o vissuti solo poche ore - che dal 2021 danno battaglia per ritagliarsi il riconoscimento del diritto al ricordo e alla preghiera.
"Da allora tutti gli anni ci riuniamo qui per addobbare l’albero, per noi è importante mettere un segno", dice Stefania Veggia, una delle mamme del gruppo. Un gruppo composto da famiglie che ancora attendono giustizia per la vicenda delle tombe rimosse dal Comune, a loro dire senza essere state informate. Accadde che, appunto un giorno tre anni fa, una madre recandosi al cimitero non trovò più i resti del figlioletto. Uno shock. Saltò fuori che migliaia di altre famiglie avevano vissuto il medesimo strappo, così la procura aprì un’inchiesta per vilipendio di tombe e di cadavere, e mise per settimane sotto sequestro quattro aree (quelle destinate alle inumazioni dei piccoli compiute tra il 2008 e il 2016). Ora, grazie anche alla determinazione delle parti offese, due funzionarie della Loggia - Monik Liliana Peritore ed Elisabetta Begni, rispettivamente la responsabile dei servizi cimiteriali e la direttrice di settore, ne dovranno rispondere in aula: l’udienza preliminare è fissata per il 31 gennaio.
Alle funzionarie si contesta di aver dato l’ordine tra il 26 maggio e il 24 novembre 2021 di rimuovere oltre 2500 tombe "in evidente e spropositato contrasto con il fabbisogno accertato e pianificato corrispondente a 164 esumazioni per il 2021/22". Operazione condotta con le ruspe, recita l’accusa, in molti casi prima del termine decennale disposto dal regolamento, senza adeguata pubblicità e con dispersione dei resti delle lapidi, delle tombe e delle targhette identificative. Dal canto suo il Comune si è difeso sostenendo di avere rispettato le regole. "Vediamo come andrà l’udienza - prosegue la signora Stefania - In ogni caso non ci fermeremo".