Brescia, opere della pittura italiana dell'Ottocento in mostra a Palazzo Martinengo

Massimi esponenti dei movimenti che si sono succeduti in questo secolo: neoclassicismo, romanticismo, scapigliatura, macchiaioli, divisionismo

“Da Hayez a Boldini. Anime e Volti della pittura italiana dell’Ottocento"

“Da Hayez a Boldini. Anime e Volti della pittura italiana dell’Ottocento"

Brescia, 19 gennaio 2017 -  La pittura italiana dell'Ottocento si mette in mostra dal 21 gennaio all'11 giugno nel Palazzo Martinengo con la mostra “Da Hayez a Boldini. Anime e Volti della pittura italiana dell’Ottocento“. In esposizione oltre cento opere dei massimi esponenti dei movimenti che si sono succeduti in questo secolo: neoclassicismo, romanticismo, scapigliatura, macchiaioli, divisionismo.

Il percorso espositivo si apre con la sculture «Amore e psiche», capolavoro di Antonio Canova, che incarna i canoni dell'estetica neoclassica. Come pittore di questo movimento spicca invece Andrea Appiani, artista prediletto da Napoleone Bonaparte. La sezione dedicata al romanticismo ha protagonista Francesco Hayez, di cui viene presentata «Maria Stuarda sale al patibolo», quadro di tre metri per due. Particolare attenzione viene data anche a Giovanni Carnevali detto 'il Piccio', autore di rappresentazioni mitologiche e storiche, oltre che di ritratti. Egli morì tragicamente nel Po, probabilmente suicida. Mentre questi primi movimenti giunsero in Italia dopo avere avuto larga diffusione all'estero, ebbero invece un carattere nazionale quelli che si susseguirono lungo il corso del secolo.

La scapigliatura nacque a Milano, diffondendosi anche in Piemonte. Prese nome dal termine «scapigliato», che voleva indicare un personaggio al di fuori dai canoni, quasi dissoluto, e riguardò anche la letteratura. In particolare ne furono protagonisti  Daniele Ranzoni, Luigi Conconu e soprattutto Tranquillo Cremona, considerato il più importante del gruppo e messo in particolare risalto in questa mostra. La Toscana dette vita al movimento dei macchiaioli, così chiamato perché rifiutava l'accademismo per dare risalto alle «macchie» dei colori. Ne furono principali esponenti Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini, dei quali sono presentati alcuni dei dipinti più significativi. Il divisionismo ebbe questo nome perché prescriveva la composizione dai dipinti affiancando filamenti di colori puri, escludendone l'impasto. Nei loro soggetti Giovanni Segantini, Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli, cercarono anche di interpretare i principi socialisti.

Per completare la panoramica ottocentesca italiana, sono esposti a Brescia anche artisti non classificabili nei diversi movimenti, ma sempre validi artisticamente, come Angelo Inganni, Alessandro Milesi, Giacomo Favretto, Guglielmo Ciardi. La mostra si conclude con i pittori italiani che vissero soprattutto a Parigi: Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, i quali ebbero contatti diretti con gli impressionisti, e Giovanni Boldini, ritrattista richiestissimo nella Belle Epoque.