
Miranchuk e Malinovskyi
Bergamo, 27 febbraio 2022 - Quando l’amicizia sconfigge la guerra e scavalca qualunque confine. Nello spogliatoio dell’Atalanta venerdì c’è stato un lungo abbraccio tra il russo Aleksey Miranchuk e l’ucraino Ruslan Malinovskyi. Venerdì i due amici si sono rivisti per la prima volta dopo lo scoppio della guerra tra i loro Stati. Mercoledì la Dea era partita per Atene senza Miranchuk, rimasto al centro sportivo di Zingonia con gli altri infortunati nerazzurri per proseguire il lavoro riabilitativo con i fisioterapisti. L’attaccante moscovita così non aveva potuto festeggiare giovedì sera negli spogliatoi del Karaiskakis la vittoria sull’Olympiacos, determinata dalla decisiva doppietta di Malinovskyi che aveva esultato mostrando la maglietta ‘No war in Ukraine’. Ha dovuto attendere venerdì, al ritorno della squadra dalla Grecia, per accogliere Malinovskyi con un abbraccio non solo simbolico. I due sono amici, veri. Malinovskyi parla russo e quando nell’estate 2020 Miranchuk è arrivato a Zingonia è stato lui a fargli da interprete e ad aiutarlo in un ambientamento risultato molto complicato. I due peraltro sono rivali nel ruolo di seconda punta, anche se le gerarchie sono nettamente a favore di Malinovskyi, e spesso hanno anche giocato insieme. E adesso loro malgrado si trovano a vivere il dramma di questa guerra che divide i loro Paesi ma non loro, amici oltre la guerra. Come ha rivelato con un post su Instagram l’azzurro Matteo Pessina ribadendo il suo ‘Stop alla guerra in Ucraina’, prima di raccontare: “Nel nostro spogliatoio i due popoli coinvolti in guerra hanno i volti di Ruslan e Aleksey. 'Mali' un ragazzo introverso, disponibile e con un carattere forte. 'Mira' un ragazzo semplice, forse il più buono che conosca, timido e con passioni molto simili alle mie. L’altro giorno, mentre la follia della guerra metteva contro Russia e Ucraina, loro a Zingonia si sono abbracciati. E noi ci siamo stretti a loro e continueremo a farlo in questo momento difficile come una grande famiglia.” Poi una riflessione conclusiva di Pessina: “Sarà banale sentire un calciatore dire 'no alla guerra'. Sarà banale sentirgli dire che la guerra è sbagliata, sempre. Ma se fosse davvero così banale non saremmo qui, nel 2022, a ribadirlo tutti insieme”.