
Pierpaolo Marino, direttore generale dell'Atalanta
Bergamo, 14 luglio 2014 - Maurizio Costanzi lascia il Chievo e diventa il responsabile scouting dei giovani dell'Atalanta, una società che da sempre trova nel vivaio il fiore all'occhiello. Un valore che il mondiale in Brasile ha risvegliato con la vittoria della Germania e il cosiddetto effetto Goetze. A confronto con la prestazione italiana, è intervenuto sull'argomento il dg della Dea, Pierpaolo Marino: "Parlare dei problemi del calcio italiano sulla spinta emotiva dei Mondiali mi rattrista. Svegliarsi solo perche' abbiamo perso contro il Costarica ci sminuisce. E' stato un Mondiale bruttissimo - ha continuato Marino -. E' stato un torneo povero, senza novita' tattiche e tecniche".
Costanzi, 56 anni, veronese, è secondo Marino "un grande colpo per l'Atalanta. Dimostra come i Percassi siano motivati nell'investire per potenziare un vivaio gia' all'avanguardia". Costanzi ha lasciato il Chievo ("che ringraziero' sempre") dopo 16 anni: con l'Atalanta ha firmato un contratto quinquennale. "Ora abbiamo uno staff di top player - ha detto Marino - che portera' ulteriori frutti in un periodo in cui l'attenzione al settore giovanile viene indicato da tutti come strada da percorrere per rilanciare il calcio nazionale. Basta vedere quello che e' stato fatto in Germania per capire che e' la via giusta".
Costanzi ha anticipato che cerchera' talenti non solo in Italia, ma anche in Paesi calcisticamente "nuovi". "Il calcio e' cambiato e va interpretato in modo nuovo - ha spiegato - Bisogna chiedersi perche' nazioni di cinque milioni di abitanti riescono a mettere in difficolta' l'Italia, che e' un grande Paese con antiche tradizioni calcistiche. Questo e' un argomento che gli organi federali devono mettere sul tavolo. Se Croazia, Bosnia e Belgio sfornano talenti, perche' non possiamo riuscirci noi? Non si tratta di copiare, dobbiamo piuttosto essere capaci di proporre un modello nostro". Costanzi ha le idee chiare in proposito: "Ci deve essere sinergia tra scuola e sport. Non dobbiamo avere paura di compiere una rivoluzione culturale". Mino Favini, responsabile del settore giovanile atalantino, ha aggiunto: "Spesso i genitori schiacciano i ragazzi con aspettative troppo grandi, che ne soffocano la crescita. Basterebbe fidarsi di piu' di chi ogni giorno allena sul campo i propri figli".
Secondo Marino, non e' solo il calcio italiano a dover cambiare: "Non cado nel tranello di insegnare cosa deve fare l'Italia. Semmai bisogna chiedersi cosa deve fare il mondo del calcio per produrre uno spettacolo migliore. Troppe partite sono finite 0-0, solo la Colombia ci ha divertito. Vedo un calcio con regole sbagliate e non aperto alla tecnologia. Partite e campionati sono decisi dagli errori". Secondo il dirigente atalantino e' necessario un cambiamento: "Al governo degli organi mondiali del calcio ci sono persone troppo anziane. C'e' un eccessivo sfruttamento del marketing e non ci si domanda quale spettacolo si produce. Forse servono regole piu' protettive per chi prepara i giovani: non e' giusto che i club rischino di vedersi scappare un sedicenne dopo averlo allevato".