Caso Yara, in aula la genetista: "Sui vestiti 7 peli non di Bossetti"

Udienza cruciale dal momento che la corrispondenza tra il dna trovato sul corpo della 13enne e quello del muratore di Mapello è ritenuta la prova principale a carico dell'unico imputato

Massimo Giuseppe Bossetti Il presunto assassino di Yara Gambirasio, in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Massimo Giuseppe Bossetti Il presunto assassino di Yara Gambirasio, in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Brescia, 3 febbraio 2016 - Nuova udienza del processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, indagato per l'omicidio di Yara Gambirasio.

"GUERINONI E IGNOTO 1, PATERNITA' CERTA" - Oggi, in aula, il primo a prendere la parola è stato il genetista Giorgio Portera, consulente della parte civile della famiglia della 13enne, che  ha spiegato come si arrivò a stabilire che Ignoto 1, che successive indagini stabilirono essere Massimo Bossetti, era figlio naturale dell'autista di autobus Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999. Portera ha ricordato come i dati ricevuti dalla Procura di Bergamo stabilissero una compatibilità tra la traccia di dna di Ignoto 1 e il dna di Guerinoni pari al 99,87%. "Facemmo un esperimento di laboratorio - ha detto il genetista - e stabilimmo che, con questa percentuale potevamo trovarci in presenza di una compatibilità casuale". Da qui la richiesta di riesumazione della salma di Guerinoni e successivi accertamenti che portarono ad una compatibilità del dna pari a 99,99% e la conclusione di essere arrivati ad una "paternità certa". Per il genetista Giorgio Portera, "in nessun caso il dna mitocondriale può avere valore identificativo". Portera ha ricordato come l'analisi del dna nucleare avvenne all'inizio del 2011 mentre quello sul mitocondriale nel novembre-dicembre dello stesso anno. In quel periodo di tempo, secondo l'esperto, "potrebbe essere avvenuta qualsiasi cosa" in termini di variazione e quindi "sarebbero troppe le variabili".

"SETTE PELI NON DI BOSSETTI" - La genetista Sarah Gino, consulente della difesa di Massimo Bossetti, ha cominciato la sua deposizione valorizzando la presenza sugli indumenti che Yara Gambirasio indossava quando fu trovata uccisa di sette peli che non appartengono né alla vittima né al muratore di Mapello, unico imputato per l'omicidio della tredicenne. Un risultato, questo, a cui si giunse mediante l'analisi del Dna mitocondriale. La genetista ha ricordato come, dalle stesse indagini eseguite dagli esperti di Pavia, consulenti della Procura, era emerso che sul corpo della ragazza non erano state trovate formazioni pilifere riconducibili a Bossetti. Alcuni dei peli che sono risultati non appartenere né all'imputato né alla vittima furono trovati nella felpa della ragazza e, di conseguenza, per l'esperta,"non vi è stata contaminazione" sulla scena del crimine. Inoltre, ci sono altri quattro codici genetici non riconducibili a Yara e ai suoi familiari da prendere in considerazione: tra questi, due impronte di uomo e donna sull'estremità dei guanti e una traccia sul polsino destro giubbotto (che appartiene all'istruttricedi ginnastica Silvia Brena, estranea alla vicenda ndr).

Sarah Gino ha deposto unitamente all'altro consulente dalla difesa, il biologo Marzio Capra, già impegnato in numerosi casi, tra cui l'omicidio di Chiara Poggi. Secondo Capra il fatto che non corrisponda il Dna nucleare di Massimo Bossetti con nessuno dei Dna Mitocondriali trovati sul corpo di Yara "non ha nessuna giustificazione scientifica". Il genetista, tra le altre cose, ha affermato a proposito del Dna nucleare che è stato attribuito a Bossetti che si tratta di "un pezzo di Dna e non di una traccia forense". Il biologo sta ripercorrendo quelle che a suo avviso sono le "nomalie" che si sarebbero verificate durante l'indagine scientifica. Tornato sul discorso unidici presenze e Non c'è nulla strano soprattutto per lomicidio di qs tipo avvenuto prolungato contatto". 

Si tratta, quindi, di un'udienza cruciale del processo dal momento che la corrispondenza tra il dna trovato sul corpo di Yara e quello del muratore di Mapello è ritenuta la prova principale a carico dell'unico imputato per l'omicidio della 13/enne. Non a caso, in aula, sono presenti oggi tutti in consulenti sia della Procura sia della difesa.

ha collaborato GABRIELE MORONI