
Spopolamento raddoppiato Meno nascite e più morti ogni mille abitanti E la Lombardia invecchia
di Luca Balzarotti
MILANO
Negli ultimi sei anni lo spopolamento è più che raddoppiato. Nel 2016, l’incremento naturale (la differenza tra nati e morti ogni mille abitanti) in Lombardia si fermava a -1,53. Nel 2022 ha sfiorato i -4 (-3,91). Nei centri fino a mille abitanti il dato ha raggiunto -7,77. Ma a peggiorare sono soprattutto le fasce successive: nei paesi da 1.001 a 3.000 residenti il trend negativo è passato da -2 (2016) a -4,80 (2022), in quelli da 3.001 a 5.000 abitanti da -1,15 a -3,77. La media per i piccoli Comuni - quelli sotto i 5mila abitanti - è cresciuta da -1,95 a -4,53. Anche nelle città non va meglio, nonostante i numeri più contenuti. L’incremento naturale nei centri con una popolazione superiore a 5.000 residenti è di -3,75: nel 2016 era di -1,42. Un peggioramento alimentato soprattutto dalla sofferenza dei Comuni da 10.001 a 20.000 residenti (da -0,91 a -3,59). Più che l’aumento della mortalità, aumentata da 9,94 a 10,84 in Lombardia, a incidere è il calo delle nascite scese da 8,41 a 6,93 ogni mille abitanti. "Senza un’inversione di tendenza, quello che stiamo vedendo nei piccoli Comuni è un’anticipazione di quanto accadrà ovunque", avverte Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Quanto preoccupa questo trend?
"C’è una crisi demografica: la popolazione non cresce, diminuiscono i giovani perché per fortuna si vive più a lungo. Il tasso di incremento naturale è negativo ovunque. In questo quadro ci sono poche aree in crescita: sono quelle più attrattive per i giovani, in grado di contenere la diminuzione della popolazione e l’invecchiamento".
Qual è il rischio di questa concentrazione?
"L’aumento di aree in declino demografico. Si alimenta una spirale negativa: meno giovani significa meno persone con età per avere figli e un’ulteriore riduzione della natalità futura. Meno servizi. I piccoli Comuni sono i più a rischio spopolamento: svuotandoli significa aumentare le zone abbandonate con effetti negativi nella difesa del patrimonio ambientale, culturale perché molto sono borghi, e di sicurezza".
Chi sta soffrendo meno?
"I Comuni di medie dimensioni: hanno un’incidenza inferiore di anziani, sono preferiti dai giovani perché offrono servizi adeguati, costi delle abitazioni più contenuti, hanno un tasso di microcriminalità più basso e sono ben collegati ai grandi centri".
Quali rimedi occorre adottare per frenare la crisi demografica?
"A breve termine servono incentivi per le nascite e per agevolare i giovani a scegliere quel Comune dove abitare. Nel medio e lungo periodo rafforzare i servizi per l’infanzia e le famiglie: dagli asili nido a una rete adeguata di connessioni che consentano di lavorare a distanza e di beneficiare dei servizi di cittadinanza digitale. Bisogna investire nella mobilità, nei collegamenti tra i piccoli centri e le città. E i Comuni più piccoli possono fare leva sul senso di comunità, su politiche che incentivino turismo, valorizzino il patrimonio ambientale e un’impresa focalizzata sulle specificità del territorio"
A chi dice che per fare tutto questo servono risorse cosa replica?
"Che l’alternativa è il declino. Chi invece investe oggi ha un ritorno in futuro: un territorio non abbandonato e un’economia legata al contesto. Solo così si ferma lo spopolamento, restituendo fiducia ai giovani".