Osio Sotto, i sindacati lanciano l'allarme: "Sematic in Ungheria, intervenga il governo"

L’azienda conferma il trasferimento del 70% della produzione. I sindacati: "Bilanci in utile, la proprietà vuole lavoro a basso prezzo"

I lavoratori fuori dalla Sematic per protestare contro il trasferimento della produzione

I lavoratori fuori dalla Sematic per protestare contro il trasferimento della produzione

Osio Sotto (Bergamo), 26 settembre 2020 - A questo punto sulla vicenda Sematic deve intervenire il governo. È questa la richiesta dei sindacati dopo la conferma, arrivata giovedì nell’audizione in Regione, della volontà di trasferire la produzione dell’azienda in Ungheria. La risposta immediata dei 211 lavoratori dello stabilimento di Osio è stato uno sciopero, ieri, per tutta la giornata, ma sarà il governo adesso a dover prendere in mano la situazione. "Abbiamo inoltrato una richiesta di convocazione al ministero dello Sviluppo Economico che era in attesa dell’esito della commissione. Nelle proprie settimane speriamo di aprire un tavolo per risolvere questa situazione", ha spiegato Claudio Ravasio della Fiom Cgil. Intanto i lavoratori non mollano: ieri hanno hanno incrociato nuovamente le braccia: "Con queste sette ore di sciopero - sottolinea Ravasio - arriviamo a 32 ore di mobilitazione, proseguiremo nella lotta, non ci arrendiamo alla delocalizzazione che avrebbe conseguenze pesantissime, facendo perdere 200 posti di lavoro".

La decisione della Sematic, che fa parte della multinazionale tedesca Wittur Holding, di decolazziare circa il 70% della produzione è stata presa nonostante i bilanci in attivo: l’anno scorso l’utile è stato di 7 milioni. "Evidentemente non basta - prosegue Ravasio - L’edilizia è in crisi, tutti abbassano i prezzi per accaparrarsi le commesse e le aziende iniziano ad andare in posti dove il costo del lavoro è più basso per aumentare il profitto del gruppo". I dipendenti dell’azienda sono in tutto circa 300. Un centinaio sono già stati trasferiti a Seriate, dov’è stato creato un centro di ricerca. Ne rimangono circa 200, per i quali i vertici dell’azienda hanno chiesto la cassa integrazione ordinaria, prolungata dal decreto del governo del 14 agosto. Al momento la Sematic sta utilizzando a rotazione solo il 50% del personale: "Ma alla fine faranno rimanere solo il 30% - denuncia Ravasio - E poi si sa come vanno a finire queste cose, non riusciranno a mantenere una forza lavoro tanto limitata in uno spazio così grande e andranno verso la chiusura definitiva dello stabilimento".

Tra gli operai, naturalmente, c’è grande preoccupazione. "Rischiamo seriamente il nostro posto di lavoro - avverte Riccardo, un dipendente - Io sono sposato e ho due figli. Mi dite come potrò tirare avanti? Questa decisione dell’azienda è scandalosa. Noi, comunque, non abbiamo nessuna intenzione di mollare. I sindacati ci appoggiano, le istituzioni locali anche e possiamo contare anche sull’interessamento di molti politici bergamaschi. Tutti insieme possiamo farcela. Non possiamo permettere di essere calpestati in questo modo".