Terno d'Isola, 8 agosto 2024 – Mentre gli inquirenti seguono ogni pista possibile che possa indirizzare le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni, ai parenti, gli amici e i conoscenti della vittima viene chiesto ogni dettaglio della vita della 33enne uccisa da quattro coltellate mentre passeggiava per le strade del suo paese. "Capitava che Sharon andasse a camminare la sera per il caldo, da sola oppure qualche volta con me. Ma se avessi saputo che sarebbe uscita a quell'ora, non l'avrei lasciata": è quanto ha riferito al Corriere della Sera Sergio Ruocco, compagno di Sharon Verzeni, ascoltato fin da subito dagli inquirenti in quanto convivente con la donna.
L'idraulico di 37 anni, originario di Seriate, da tre anni viveva con la fidanzata nell'appartamento di Terno D'Isola. Il 29 luglio lui e Sharon - che stavano insieme da 16 anni - avevano cenato in casa poi, verso le 22, Sergio sostiene di essere andato a dormire perché stanco. "Io purtroppo - le sue parole - non mi sono reso conto di niente".
Era mezzanotte quando Sharon è uscita per la consueta passeggiata, forse più tardi del solito, ma comunque non di molto, stando agli accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, ora affiancati dagli esperti in crimini violenti del Ros.
Il dettaglio aggiuntivo: il rumore di una sgommata
La 33enne ha camminato lungo il solito tragitto per 50 minuti, fino al centro del paese, in via Castegnate, dove è avvenuto l'agguato. Una testimone l'ha sentita sente chiedere aiuto quando era già stata pugnalata, idem un'altra, che però ieri ha aggiunto un dettaglio significativo: il rumore di una sgommata poco prima del lamento. Sharon è giunta all'ospedale Papa Giovanni XXIII già morta e subito dopo i carabinieri hanno fatto irruzione nell'appartamento di via Mario Merelli.
Nulla è emerso, nemmeno dalla telecamera all'angolo, che ha filmato un'unica persona allontanarsi da casa: la stessa Sharon. "Non c'era niente che la preoccupasse — sostiene il compagno —, ho chiesto anche alle sue colleghe al lavoro. Speravo che le indagini portassero a qualcosa più velocemente, ho chiamato e mi hanno detto che stanno facendo il possibile. Bisogna lasciarli lavorare".