Omicidio Daniela Roveri, dopo un anno di indagini la speranza è nel Dna

Tutte le piste ancora aperte per trovare il killer della manager 48enne uccisa nell'androne di casa

Daniela Roveri (De Pascale)

Daniela Roveri (De Pascale)

Bergamo, 20 dicembre 2017 - A un anno esatto dall’omicidio di Daniela Roveri, la manager d’azienda di 48 anni uccisa con una coltellata alla gola la sera del 20 dicembre nell’androne di casa, a Colognola, le indagini coordinate dal pm Davide Palmieri non sembrano aver ancora intrapreso un pista concreta. Tant’è che tutte le ipotesi, lavoro (i finanzieri hanno setacciato tutti i conti, i pc della vittima, ma senza nessun risultato), soldi, rapina degenerata, allo stato restano percorribili. Il primo grande assente è proprio il movente.

Perché è stata uccisa Daniela Roveri? Senza un movente resta difficile anche cercare l’autore materiale, che ha agito con modalità da professionista, anche se ha lasciato due tracce di Dna parziale, trovate su una guancia e sull’indice destro della vittima, appartenenti a un uomo. Le difficoltà investigative sono rese ancor più dure dalla normalità e dalle abitudini regolari che hanno caratterizzato la vita di Daniela Roveri. Lavoro ben retribuito, palestra, casa che divideva con la mamma, Silvana Arvati, a Colognola, buona disponibilità economica, amante dei viaggi. Una vita apparentemente senza nei e scalfiture.

Quando sembrava arrivata a un punto morto, gli investigatori hanno ripreso a battere la pista del lavoro, dove qualche piccola crepa si era creata. Il riferimento è all’assunzione di una persona ritenuta «non meritevole». Daniela Roveri aveva un ruolo di responsabilità nell’ufficio amministrativo della Icra Italia Spa di San Paolo d’Argon, società leader nella produzione di ceramiche a livello nazionale. Era molto stimata dai colleghi. Tra l’estate e l’autunno 2016, in azienda si era fatta concreta l’ipotesi di assumere una colf romena, da anni in Italia e in parte già conosciuta all’interno della Icra. Con un ruolo da segretaria, o simile, la colf avrebbe potuto entrare nello stesso ufficio della Roveri. Ma proprio lei si era opposta senza mezzi termini. Tra la vittima e la colf romena pare ci fossero dissapori, non del tutto chiari, maturati in passato. Alla fine la romena (che è rientrata al suo Paese) non è stata assunta. Ma visto che le indagini sono su un binario morto, gli inquirenti hanno riesaminato ogni circostanza emersa e di rilanciare le ricerche della borsa della vittima, mai ritrovata. Così come il suo cellulare. Nelle scorse settimane la colf romena è stata sentita di nuovo, così come la mamma di Daniela. Ma niente di nuovo è emerso.

Ora si attendono solo i risultati dei Ris di Parma a cui la procura ha chiesto un confronto tra le tracce trovate a Seriate (omicidio della professoressa Gianna Del Gaudio) e a Colognola, due episodi simili nelle modalità. La missione del Ris è capire se da quel materiale si possa estrarre qualcosa in più del mero aplotipo Y, tentando di definire un profilo che sia paragonabile a pieno con i reperti trovati a Seriate e, più in generale, con quelli della banca dati nazionale del Dna. Intanto a Colognola sono state installate le telecamere di sorveglianza, richieste ad alta voce dai residenti, alla luce dei continui furti in zona.