Covid, contagiati sul lavoro e poi morti: il drammatico primato di Bergamo

L’ultimo report effettuato dall’Inail non lascia dubbi: 44 persone decedute dall’inizio della pandemia

Cantiere edile (foto di repertorio)

Cantiere edile (foto di repertorio)

Bergamo, 21 febbraio 2021 - Nessun miglioramento, nessun passo indietro. Bergamo rimane sempre la prima provincia d’Italia per numero di vittime sul lavoro legate al terribile virus del Covid-19: 44 dall’inizio della pandemia che nella Bergamasca ha colpito duro provocando complessivamente oltre 6.300 morti. È quanto emerge dall’ultimo report effettuato dall’Inail, che prende in esame le denunce per contagio durante l’attività lavorativa e presentate sino alla fine di gennaio.

Sono state 147.875 in tutto il Paese, di cui 461 con esito mortale. Significa che quasi un decesso su dieci dovuto a un contagio contratto nella propria attività lavorativa è avvenuto nella Bergamasca; al secondo posto per infortuni mortali Covid c’è Milano (41), al terzo Napoli (32). Guardando al totale delle denunce di infortunio da Covid, il territorio orobico ne ha contate 2.885, posizionandosi al nono posto nazionale. Gli ultimi dati a disposizione consentono anche di analizzare l’impatto della cosiddetta seconda ondata, da ottobre a fine gennaio. Emerge uno scenario diverso per la Bergamasca: 416 denunce, numero contenuto se si guarda al confronto con le altre province lombarde, perchè Bergamo è al terzultimo posto preceduta da Milano (9.594), Varese (3.017), Monza e Brianza (1.813), Como (1.499), Pavia (1.197), Brescia (1.099), Mantova (669), Sondrio (582) e Lodi (431). Solo Lecco (365) e Cremona (337) hanno cifre più basse. Non è così, però, se si analizza la voce più tragica, quella relativa agli infortuni mortali: sette quelli denunciati nella Bergamasca nel corso della seconda ondata dell’emergenza sanitaria, e solo Milano ne ha contati di più (15).

La Lombardia nella prima ondata ha avuto 19.057 denunce per infortunio sul lavoro dovuto al Covid-19 e altre 21.019 nella seconda ondata (ottobre-gennaio), che è stata dunque più incisiva: da inizio emergenza le denunce ammontano a 40.076, prima regione del Paese. Quelle con esito mortale sono in tutto 163, di nuovo prima regione italiana. E per un terzo sono caduti lavoratori del mondo sanitario e assistenziale come infermieri, medici, operatori socio sanitari. L’andamento è però differente, con 133 decessi nella prima ondata e 30 nella replica autunnale. L’Inail, infine, analizza il profilo dei lavoratori che hanno presentato denuncia per un infortunio dovuto al coronavirus. Si tratta per il 72,7% di donne e per il 27,3% di uomini. Il 74,2% è impegnato nella sanità e nell’assistenza sociale, il 6,9% nella manifattura. Entrando più nello specifico, i dati Inail evidenziano che il 39% appartiene alla categoria “tecnici della salute”: in questo settore, il 78,1% sono infermieri e il 5,6% sono invece fisioterapisti.