Seriate, Gianna Del Gaudio morta sgozzata: assolto in Appello il marito Antonio Tizzani

Confermata la sentenza di primo grado per l'omicidio della moglie: "Non ho mai smesso di credere nella giustizia"

Tizzani con i giornalisti

Tizzani con i giornalisti

Brescia, 7 ottobre 2022 - Non esiste nessuna prova che Antonio Tizzani abbia ucciso la moglie Gianna Del Gaudio, nella loro villetta di Seriate, la notte fra il 26 e il 27 agosto del 2016. Dopo una camera di consiglio durata poco più di cinque ore e mezza, la Corte d'Assise d'appello di Brescia, presieduta da Giulio Deantoni, ha confermato la sentenza di primo grado. Il 23 dicembre di due anni fa l'Assie di Bergamo aveva assolto con la più piena delle formule (per non avere commesso il fatto) l'ex capostazione per l'omicidio della moglie Gianna Del Gaudio, 63 anni, insegnante in pensione, e lo aveva assolto perché il fatto non sussiste dall'imputazione di maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie. 

Tizzani: "Mai smesso di credere nella giustizia"

Il pg Francesco Rambaldoni aveva chiesto la condanna all'ergastsolo di Tizzani per omicidio volontario aggravato dall'avere agito ai danni del coniuge convivente e l'assoluzione perché il fatto non sussiste per i maltrattamenti. "La mia versione - è stato il primo commento dopo la lettura del dispositivo da parte di Tizzani, che aveva accanto a sé il difensore Giovanna Agnelli e il genetista Giorgio Portera, consulente della difesa - è sempre stata la stessa e la ripeterò all'infinito perché è la verità. In tutti questi anni non ho mai smesso di credere nella giustizia, anche perché sono figlio di un poliziotto. A mia moglie rivolgo un pensiero: che aiuti a trovare il suo assassino".

Per l'accusa il cutter è sicuramente l'arma del delitto. Il Dna depositato sul filo della lama è al di là di ogni dubbio di Tizzani. Su questi due postulati il pg Rambaldoni aveva fondato la richiesta del carcere a vita per l'ex ferroviere, colpevole di avere ucciso la moglie al termine di una lite furiosa. Il suo è stato un omicidio con dolo d'impeto. Il rappresentante dell'accusa, all'inizio della requisitoria, aveva chiesto invece l'assoluzione per l'accusa di maltrattamenti sulla moglie perché "la prova non è stata raggiunta". Ma quando ha affrontato il reato più grave, ha esordito precisando che questo non influenzava il giudizio sull'omicidio e che i due reati erano assolutamente separati. "Colui che maltratta di solito non uccide la sua vittima o se lo fa lo fa accade molto raramente perché l'eliminazione della vittima elimina anche la sua condizione predominante".

Il cutter è l'arma del delitto

Il cutter è stato lo strumento di morte per Gianna Del Gaudio: era quasi completamente imbrattato del sangue della vittima. Un colpo violento, sferrato dall'assassino con tutte le sue forze, penetrato tanto in profondità nella gola che la punta del taglierino si è infranta contro la vertebra cervicale. Il Dna appartiene a Tizzani. Il fatto che sia stato ritrovato nell'unica parte non insanguinata perché coperta dall'impugnatura e il fatto che la quantità della traccia biologica fosse modesta non devono indurre in inganno o condurre a una conclusione di inammissibilità. E' stato posto deliberatamente? Assurdo. Non c'era nessuna ragione, nessun tornaconto per farlo e in questo caso sarebbe stata usata una quantità maggiore.

Tizzani fuori dal tribunale dopo la sentenza

Un errore nel sequenziamento? Gli apparati del Ris di Parma sono collaudati, esiste anche una forma di "allarme" che avverte se si verifica una contaminazione. La possibilità che un errore casuale restituisca "proprio" il Dna di Tizzani  è "assolutamente inverosimile": non esistono due persone che abbiano lo stesso codice genetico. Prima dell'esame del Dna, l'ex ferroviere  non aveva mai messo piede nei laboratori del Ris. E perché gli altri campioni esaminati in quei giorni (a differenza del 30/8) non hanno subito alcuna contaminazione? 

Il Dna del marito

Quindi il Dna è assolutamente di Tizzani. Il punto non è la sua attribuzione (che è certa) ma quale valenza attribuirgli. Per il pg bresciano non si tratta di un "mero indizio" come lo ha valutato la Corte di Bergamo, che non ha escluso la contaminazione.  La dinamica dell'omicidio e la versione, immediata e sempre mantenuta, di Tizzani. La vittima viene colpita da dietro, mentre è china in avanti, sul lavandino, dove sta rigovernando le stoviglie dopo la cena con il figlio Mario e la compagna. Il marito è uscito nel giardinetto sul davanti, ha acceso le luci, sta innaffiando i fiori.

Dopo circa venti minuti, mentre è ancora in giardino, scorge un uomo, mascherato con felpa e cappuccio, che, accovacciato nel soggiorno, rovista nella borsa della moglie. Lo sconosciuto fugge, inseguito dal padrone di casa, fino al cancelletto posteriore. Solo allora Tizzani si accorge del corpo della moglie, in un lago di sangue. Urla disperato. Chiama il figlio e il 118. Tutto nel volgere di pochi minuti. "Una dinamica semplice - giudica i pg -, dove ci sono diversi elementi che non tornano". Cosa è avvenuto quindi poco prima pochi minuti prima, dopo una cena in famiglia, in una nottata "tranquilla e silenziosa".

Le testimonianze

Plurime testimonianze, quelle dei vicini e di due amiche ferme in auto in piazza Madonna delle Nevi, riferiscono di avere sentito quello che pareva un alterco violento, la voce di un uomo che urlava. Una delle due ragazze dichiara di avere sentito anche quella flebile, di una donna. Entrambe le amiche, nella caserma dei carabinieri, riconoscono la voce di Tizzani, nel locale accanto a quello dove si trovano (anche per l'accento meridionale). Tizzani sostiene di essersi accorto della moglie, esanime, solo lanciando un'occhiata alla cucina, mentre inseguiva l'assassino.

Tizzani insieme all'avvocato Giovanna Agnelli
Tizzani insieme all'avvocato Giovanna Agnelli

Un assassino, si dovrebbe concludere, che Gianna non aveva visto, altrimenti avrebbe urlato al soccorso e il marito avrebbe subito raccolto le sue invocazioni. Un killer rapidissimo, che nel suo agire fulmineo ha dimostrato una grandissima freddezza, impensabile in un ladro sorpreso sul fatto. E' entrato in casa Tizzani con la deliberata intenzione di uccidere. Ma chi poteva volere tanto fortemente la morte di una professoressa in pensione? E perché scegliere un'arma leggera come un cutter, che è stato costretto a maneggiare con tutta la sua forza, e non un coltello, un'arma più idonea, più efficace?

Cosa ha fatto l'assassino dopo l'omicidio

Dopo avere ucciso Gianna, l'assassino dovrebbe togliere le mozzarelle dal sacchetto e riporvi il cutter senza che nel frattempo il sangue abbia gocciolato da quest'ultimo. Così disarmato, raggiunge il soggiorno in cerca di altro bottino. Accende la luce. Invece, secondo il rappresentante dell'accusa, le azioni che seguono all'uccisione della donna sono quelle che Tizzani compie per allestire la messinscena. Tizzani dice di avere visto il misterioso personaggio frugare nella borsa della moglie. E' sparita la collana da cui Gianna non si separava mai (ma sul collo non sono stati notati segni di strappo). Perché non impossessarsi, allora, anche di gioielli, anelli, orecchini, che la donna portava su di sé?

Un serial killer? La comune presenza di un aplotioo Y ha fatto accostare il delitto di Seriale all'omicidio di Daniela Roveri, la manager di Colognola sgozzata nell'androne del suo palazzo la sera del 20 dicembre 2016. "L'aplotipo Y - precisa il pg - non identifica due persone, ma indica che due soggetti hanno un ascendente maschile. Quindi è una suggestione degna di approfondimento e niente di più". Nessun testimone nota, nessuna telecamera riprende un individuo con una pesante felpa in quella calda serata. Le felpa non è una descrizione casualmente offerta da Tizzani. Si era parlato di un individuo (ribattezzato in famiglia "l'incappucciato") che avrebbe perseguitato una delle nuore di Tizzani, ma alla fine era emerso che si trattava di una fantasia, una persona inesistente.

L'accusa e la difesa

L'omicidio non è stato l'epilogo cruento di una visita sgradita, di un furto, di una rapina. "Al netto delle ipotesi - conclude il pg -, la domanda è perché Tizzani ha mentito. La risposta è una sola: perché stato lui a uccidere la moglie. Unica risposta possibile". La difesa replica con l'avvocato Giovanna Agnelli. Nessuna prova del litigio tra moglie e marito. Le urla che lacerano il silenzio della notte sono quelle di disperazione di Tizzani. A proposito della testimonianza delle due amiche, ferme in auto, a fumare una sigaretta e consumare un kebab, il legale fa osservare che sentono il presunto alterco ma non le sirene dell'automedica, dell'ambulanza, delle auto dei carabinieri.

La cena è stata consumata all'aperto. Gianna ha appena iniziato a rigovernare, infatti nel lavandino c'è "pochissima roba". Allora i due hanno litigato mentre lei lavava i piatti? E poi non ce n'era motivo. Una cena tranquilla. Nessun elemento in sospeso da cui sarebbe potuto scaturire un litigio. La coppia era appena tornata dalle vacanze. Gianna  era una donna serena, tranquilla, contenta di andare in pensione per stare con i nipotini e con il marito. In aula il figlio Mario ha escluso un malessere familiare, ha parlato anzi di due coniugi che si amavano, al punto da scambiarsi ancora effusioni dopo tanti anni di matrimonio. 

"Una esecuzione militare"

Il cancello trovato aperto. E' possibile, verosimile che Tizzani stesso abbia aperto entrambi i cancelletti in attesa dei soccorsi. Non c'è sangue. Come non c'è sangue sul telefono cordless con cui l'uomo chiama il 118 e sul cellulare usato per telefonare a Mario. "E' assurdo pensare che in cinque minuti Tizzani abbia fatto tutto. Uccidere. Nascondere l'arma e il sacchetto. Liberarsi del sacchetto. Telefonare. Nella sua consulenza medico legale, dove si parla della ferita letale, l'omicidio viene definito una  esecuzione militare che mal si concilia con una lite fra marito e moglie''.

Il confronto fisico. Strutturalmente Tizzani non era più massiccio della moglie ed era più basso di lei di un paio di centimetri. "La sua figura è in contrasto con quella di un assassino che agisce sulla sua vittima con preponderanza fisica ed energetica". Le tappa la bocca con una mano per impedirle di gridare e con l'altra la colpisce. Ma la donna aveva entrambe le mani libere. Quindi l'assassino doveva essere molto più forte della vittima". Secondo le risultanze medico legali l'assassino avrebbe dovuto imbrattarsi di sangue, piedi, mani, avambracci.

Le tracce ematiche

Tizzani è pulito e in quella casa non si è lavato nessuno. Negli interstizi dell'anello che portava, molto elaborato, non si è infiltrato del sangue.  Non c'era sangue sui vestiti e sulla persona, tranne una piccola macchia da imbrattamento sulle ciabatte, normale sulla scena del massacro. Le tracce ematiche sono state lasciate dall'assassino che dopo avere ucciso la Del Gaudio si aggirava per la stanze in cerca di altre cose di cui impossessarsi, oltre alla collana. Ha toccato, sporcandolo, l'interruttore del soggiorno, e il seggiolone sotto l'interruttore. Ha toccato le porte. Prima ancora, nella cucina, il ladro-assassino ha recuperato il sacchetto della mozzarella, ci ha infilato il cutter. Mancano le impronte papillari, quindi indossava i guanti. C'è il dato, rilevantissimo, di due impronte non attribuite. Il cutter era molto rugginoso quando, tempo dopo, è stato ritrovato in un cespuglio.

Quindi il killer lo ha abbandonato quella notte stessa. Il Dna. Non di discute che sia di Tizzani. La difesa mette in discussione le modalità le con cui ci si è arrivati e sostiene che "con elevata probabilità può essere avvenuta una contaminazione", naturalmente in maniera del tutto inconsapevole. Così come non può essere escluso che sul sacchetto ci fosse il Dna di Tizzani e che sia avvenuto un trasferimento. Tizzani è sincero quando dice di non sapere niente di quel taglierino. "Tizzani in casa non faceva niente. E' assolutamente impensabile che abbia avuto occasione di utilizzare un cutter per fare dei lavoretti perché lavoretti non ne faceva". Le similitudini con il delitto Roveri "Non chiedo l'assoluzione per questa analogia. Ma è un elemento in più che si aggiunge a provare che Tizzani non è colpevole". La richiesta della difesa è stata quella di assoluzione per non avere commesso il fatto.