FRANCESCO DONADONI
Cronaca

La madre accusata d’infanticidio, scontro fra psichiatri dell’accusa e della difesa

Per il consulente della Procura, Monia Bortolotti ha solo un vizio parziale di mente, per i periti del gip e della difesa “non era in sé ma può comunque partecipare al processo”

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Bergamo, 12 luglio 2024 – Un filo di rossetto si distingue dal nero della tuta. Un cenno di colore che spicca dal contorno del suo viso, perso chissà dove. È arrivata in tribunale sorretta da agenti della penitenziaria, sguardo assente, passo incerto, quasi claudicante. È in carcere dopo i primi mesi in Psichiatria. Eccola Monia Bortolotti, la mamma ventisettenne di Pedrengo che si porta dietro un interrogativo: era in sé quando i suoi neonati Alice a Mattia le morirono davanti agli occhi? Ieri gli psichiatri arruolati dalle parti hanno illustrato le loro conclusioni davanti al gip Federica Gaudino nel corso dell’incidente probatorio. Un’udienza fiume durata oltre quattro ore, cruciale per il processo. La pm Maria Esposito era affiancata dallo psichiatra Sergio Monchieri di Brescia, suo consulente; per la difesa, con l’avvocato Luca Bosisio, la dottoressa Marina Verga dell’Università degli Studi di Milano. Per il gip Patrizia De Rosa, il professor Elvezio Pirfo di Torino, già chiamato in causa per la vicenda di Alessia Pifferi. Per il consulente della pm al limite c’è un vizio parziale di mente. Di parere opposto i periti del gip e della difesa: l’imputata è incapace di intendere, ma in grado di partecipare al processo. 

Il processo alle porte

Ora la pm può chiudere l’indagine e decidere di mandare a processo la Bortolotti. Le cui difficoltà di mamma aveva raccontata su Facebook, come la condizione di orfana adottata in India a un anno di età. Il rapporto con la mamma, lo stato di grave disorientamento in seguito al primo lutto e durante la seconda, immediata gravidanza. La piccola Alice morì a soli 4 mesi il 15 novembre del 2021, il fratellino Mattia venne alla luce il 27 agosto 2022 e il 25 ottobre successivo raggiunse la sorellina. La tesi accusatoria è che Bortolotti soffocò entrambi i figli perché insofferente al loro pianto. Lei sostiene invece che si trattò di una tremenda tragedia, accidentale: un rigurgito per Alice, un incidente per Mattia mentre lo teneva nel marsupio. In entrambi i casi il papà dei bimbi, Cristian Zorzi, 52 anni, non era in casa.