Kyenge paragonata a un orango, atti trasmessi a Corte Costituzionale

Il collegio giudicante del tribunale di Bergamo gli atti relativi al procedimento contro il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, finito nei guai per il famoso termine "orango" con il quale l'ex ministro della Lega Nord, il 13 luglio 2013, alla festa del Carroccio di Treviglio, aveva bollato l'ex collega Cécile Kyenge di MICHELE ANDREUCCI

Roberto Calderoli (LaPresse)

Roberto Calderoli (LaPresse)

Bergamo, 24 novembre 2015 -  Il collegio giudicante del tribunale di Bergamo, presieduto dal giudice Antonella Bertoja, ha trasmesso alla Corte Costizionale, come aveva chiesto il pm Gianluigi Dettori, gli atti relativi al procedimento contro il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, finito nei guai per il famoso termine "orango" con il quale l'ex ministro della Lega Nord, il 13 luglio 2013, alla festa del Carroccio di Treviglio, aveva bollato l'ex collega Cécile Kyenge, allora ministro dell'Integrazione. Secondo i giudici bergamaschi, la parola "orango" non è attribuibile alla normale dialettica politica e al conflitto che era in corso tra il rappresentante lumbard e l'ex ministro sui temi dell'immigrazione. Lo scorso settembre, il Senato aveva dato il via libera all'autorizzazione a procedere nei confronti di Calderoli per diffamazione ai danni della Kyenge, ma aveva respinto la richiesta della Procura di Bergamo di procedere per il reato di istigazione all'odio razziale. Nell'udienza del 27 ottobre, però, il pm Gianluigi Dettori, aveva chiesto che il tribunale sollevasse il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato e che fosse la Corte Costituzionale a pronunciarsi sul caso.

Secondo i giudici bergamaschi, il Senato non avrebbe avuto le competenze di scindere il reato in sé e per sé dall'aggravante razzistica, invadendo così il terreno della magistratura. Piuttoste nette le parole contenute nell'ordinanza, in cui si richiamano i compiti del Parlamento in materia di procedibilità penale sui suoi componenti. Secondo il collegio di Bergamo, Palazzo Madama avrebbe travalicato e invaso poteri legittimamente attribuiti all'ordinamento italiano. Di più: i giudici scrivono che l'assimilazione "di una donna di colore a un orango esclude qualsiasi commento ad attività parlamentare". Da qui la decisione di investire la suprema Corte che dovrà decidere se il termine "orango" rientri e meno nelle funzioni di parlamentare di esercitate dal senatore Calderoli durante il comizio. Soddisfatto il legale di Cécile Kyenge, l'avvocato Gian Andrea Ronchi:"L'ordinanza non nasconde la gravità delle affermazioni fatte dal senatore Calderoli". Duro, invece, il commento del difensore edell'esponente leghista, Domenico Ajello:"Più che un'ordinanza è una sentenza".