
I commercianti di 8 Comuni sono pronti a rendere i loro negozi accoglienti per i bambini autistici. E grazie all’alleanza tra più associazioni l’iniziativa ora vuole estendersi alle disabilità cognitive. .
CURNO (Bergamo)Poco più di un anno fa era il sogno di una mamma. Ora è un sogno che unisce sempre più commercianti in sempre più Comuni e sempre più disabilità. In origine fu Nembro, in Val Seriana: qui, a marzo del 2024, Elena Graziani presentò per la prima volta il progetto "Autism Friendly", che nel giro di poco tempo ha finito col coinvolgere la stragrande maggioranza delle attività commerciali del paese. Fondamentale il lavoro di squadra, il supporto della onlus Live Charity, di Delesco Nembro (l’associazione dei commercianti) e del centro StrabiliAba di Albino. Ora, a poco più di un anno di distanza, ecco l’adesione al medesimo progetto del Distretto del commercio dei Colli e del Brembo, che unisce 8 Comuni: Curno, Mozzo, Valbrembo, Paladina, Almè, Villa d’Almè, Sorisole e Ponteranica. La rete di attività "Autism Friendly" si allarga. E non solo in senso territoriale: nato e focalizzato sull’autismo, il progetto punta ora ad includere in generale le disabilità cognitive o intellettive.
Elena Graziani, mamma di due gemelli di 7 anni, uno dei quali nello spettro autistico: sua l’idea, suo il sogno: "Luglio 2022, siamo in una gelateria. Mio figlio, che allora aveva 4 anni, ha una crisi di frustrazione dovuta al fatto che il gelato si fosse presto sciolto per l’afa. Con me c’è una delle sue terapiste. Insieme cerchiamo di calmarlo. In questi casi, però, servono tempo e pazienza, non ci si può riuscire in un istante. Ma il responsabile della gelateria dice infastidito alla terapista che se lui fosse stato avvisato della disabilità del bambino, se lo avesse saputo per tempo, ci avrebbe fatto accomodare in una sala separata, in modo da non disturbare agli altri clienti".
Già, una sala separata. Per non dar fastidio. Come se le persone nello spettro autistico debbano essere considerate un’umanità a parte. È allora che Elena avverte la necessità di far qualcosa, è lì che inizia a cullare un sogno preciso: "Poter entrare in un esercizio pubblico con la tranquillità di trovarvi persone che conscano l’autismo, che non abbiano un atteggiamento giudicante nei confronti delle persone nello spettro autistico e che, in caso di necessità, in caso di crisi, siano disposte a collaborare con noi genitori e con i nostri ragazzi". Questo il motore del progetto, come ha ribadito pochi giorni fa lei stessa nella sala Consiliare del Municipio di Curno, che ha ospitato la serata dedicata alla presentazione del progetto e alla sua estensione negli 8 Comuni. Proprio Curno è il paese nel quale un’altra mamma, Elena Piantoni, fino a qualche tempo fa andava a far la spesa col figlio Pietro, anche lui nello spettro autistico: "Preferivo venire a Curno, a chilometri di distanza da casa, per evitare di incontrare persone conosciute, per evitare di sentire il loro sguardo giudicante su Pietro e su di me, nel caso lui avesse avuto una crisi mentre facevamo la spesa". Ma diversi sono i comportamenti che possono riscontrarsi nelle persone nello spettro autistico e coi quali famigliarizzare, non solo nel contesto di un negozio: la difficoltà di stare in fila e di rimanere a lungo in attesa o la tendenza a concentrare l’attenzione su alcuni oggetti, in un modo che può sembrare ossessivo, con la conseguente necessità di maneggiarli per conoscerli da vicino.
Da qui la creazione della rete di negozi "Autism Friendly": grazie a questo progetto i commercianti ricevono una breve formazione sull’autismo (in modo che possano conoscerlo e sappiano riconoscerne i comportamenti), un decalogo intitolato “Non sono maleducato, sono autistico“, un adesivo che devono esporre in vetrina perché si sappia che il loro è un negozio “Autism Friendly“, e, non ultimo, un braccialetto verde che deve essere indossato dal dipendente o dai dipendenti che decidono di assumersi la responsabilità di aiutare i ragazzi nello spettro autistico e i genitori mentre sono nel loro negozio se ce ne fosse bisogno. Del resto, quel braccialetto è utile alle stesse famiglie per individuare a chi rivolgersi. Se l’idea si deve a Elena Graziani, la formazione dei commercianti e i contenuti del decalogo si devono alle terapiste del centro StrabiliAba, i braccialetti e gli adesivi a Live Charity. L’estensione del progetto agli 8 Comuni già menzionati si deve, invece, a Silvia Soiola, che è al tempo stesso mamma di un bambino autistico, e commerciante, è titolare di una gelateria a Curno. È stata lei a coinvolgere Stefania Pendezza, manager del Distretto del Commercio dei Colli e del Brembo, e via via gli altri colleghi negozianti. Da qui il supporto della Giunta comunale di Curno, guidata dal sindaco Andrea Saccogna. L’altra estensione del progetto, quella che abbraccia più disabilità cognitive è opera di Alessandra Suardi, referente bergamasca dell’organizzazione “Nessuno è Escluso“ e dell’Associazione LGS, che segue persone con sindrome di Lennox-Gastaut, la stessa sindrome con la quale convive suo figlio di 11 anni. Una grande alleanza. "Nel negoziante si cerca proprio un alleato" ha sottolineato Sara Manetti, una delle terapiste del Centro StrabiliAba presenti nella sala Consiliare di Curno con la collega Elisabetta Tiraboschi. "Siamo felici di contribuire a rendere le nostre comunità più accoglienti" ha rimarcato Pendezza. In sala i titolari di attività diverse. Tra loro pure Aurora Sana, a capo del Museo del Falegname.