Covid, ospedale Alzano chiuso? " A gennaio il virus era già un incendio"

L’analisi sul 23 febbraio, data in cui si decise e poi revocò lo stop: su 156 ricoverati 41 infetti. Fra i 127 dipendenti 57 erano positivi

Alzano Lombardo, militari italiani e russi durante emergenza Covid

Alzano Lombardo, militari italiani e russi durante emergenza Covid

All’ospedale "Pesenti Fenaroli" di Alzano Lombardo la situazione è fuori controllo. Nel reparto di Medicina, al secondo piano, vengono ricoverate due pazienti con difficoltà respiratorie. Si scoprirà poi che avevano il Covid: sono loro le pazienti 1, tre settimane prima del caso ormai celebre di Mattia Maestri a Codogno. Una era stata contagiata già il 26 gennaio 2020, l’altra il 3 febbraio. Le due donne entrano in corsia il 4 e il 10 febbraio. La maggior parte dei pazienti accolti nei giorni successivi è già sintomatica e contagiata al momento dell’accettazione. Quando si decise di chiudere e riaprire nel giro di tre ore il Pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo, domenica 23 febbraio 2020, il focolaio all’interno era già un incendio.

Inutile, ininfluente – è questo il senso della relazione alla Procura di Bergamo del consulente Andrea Crisanti – decidere di sbarrare le porte o tenerle aperte. Quella domenica 41 persone erano già ricoverate nel reparto di Medicina, tra il secondo e il terzo piano, ed erano infette (30 poi morirono). Altri cinque pazienti erano ricoverati in Oncologia, tra il 18 e il 21 febbraio, positivi al Covid, confermato dal tampone molecolare. Presentavano insufficienza respiratoria, i caschi a ventilazione meccanica erano scarsi, e quei pochi servivano per i casi disperati. Moriranno entro la prima settimana di marzo. Sempre nello stesso reparto, nelle settimane successive al 23 febbraio, si registrano altri cinque decessi tra i ricoverati. Conti sommari, un passaggio della corposa relazione tecnica (84 pagine) del microbiologo Crisanti, base dell’inchiesta conclusa con 19 indagati, tra cui l’ex premier Giuseppe Conte, l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, e il governatore, appena rieletto, della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Anche il personale della struttura bergamasca rimase contagiato. Molti dipendenti si ammalarono.

I primi contagi a partire dal 10 febbraio, con tutta probabilità, secondo la relazione tecnica, dopo aver contratto l’infezione dai pazienti. L’accertamento della data di inizio sintomi da parte di 87 operatori sanitari con diagnosi certa di Covid, ha permesso di stabilire che al 23 febbraio, vale a dire la maledetta domenica in cui venne chiuso e riparto il Pronto soccorso, su un totale di 127 operatori, già 55 o 57 erano contagiati, a seconda che si tenga in considerazione il periodo di incubazione che è di 5-6 giorni. Tra il 23 febbraio e l’ 8 marzo si verificarono altri 32 contagi tra gli operatori sanitari del "Pesenti Fenaroli". Il picco? Otto-dieci casi in 24 ore.

Solo l’8 marzo, con l’arrivo all’ospedale dei medici della Sanità militare si registra un progressivo arretramento dei contagi. Insomma, il morbo arriva dall’esterno. "Una relazione temporale – si legge nella consulenza tecnica – suggerisce come il virus sia stato introdotto nell’ospedale inizialmente da pazienti infetti residenti nei comuni limitrofi (Alzano Lombardo, Nembro, Albino) e successivamente si sia diffuso tra il personale. "Se invece di concentrare le attenzioni sul Pronto soccorso la direzione medica dell’ospedale e il Welfare della Regione avessero disposto una revisione clinica e la Tac a tutti i pazienti con sintomatologia respiratoria si sarebbero identificati almeno 25 casi sospetti tra i degenti poi deceduti nella settimana successiva al 23 febbraio". Un argine che non ha retto.