Coronavirus, la lettera dal direttore di Alzano: "Il Pronto soccorso deve essere chiuso"

La missiva del 25 febbraio al capo dell’Asst Bergamo Est: "Serve intervento urgente"

Un’immagine del 23 febbraio quando è stata disposta la chiusura del nosocomio di Alzano

Un’immagine del 23 febbraio quando è stata disposta la chiusura del nosocomio di Alzano

Bergamo e Brescia, 11 aprile 2020 - «È evidente che in queste condizioni il Pronto soccorso di Alzano Lombardo non può rimanere aperto". Era il 25 febbraio, due giorni dopo la chiusura e l’improvvisa riapertura del presidio diventato poi focolaio di Covid-19 nella bergamasca, quando il direttore medico dell’ospedale Giuseppe Marzulli metteva nero su bianco la sua contrarietà alla riapertura. Nella lettera, indirizzata alla direzione generale e sanitaria dell’Asst Bergamo Est e pubblicata sul sito Tpi.it, Marzulli definisce "assurda (ed uso un eufemismo)" l’indicazione di aspettare l’esito dei tamponi sui tre pazienti presenti, in quanto ciò avrebbe significato "far stazionare tali pazienti per 48 ore presso il Pronto Soccorso di Alzano Lombardo, cosa contraria a qualunque protocollo e anche al buon senso". E ancora: "Quando è stato sollevato il punto dell’assurdità di tale disposizione, il problema è diventato la mancata disponibilità di posti letto. Ritengo indispensabile un intervento urgente".

La lettera del 25 febbraio non sarebbe stata l’unica occasione in cui Marzulli avrebbe espresso la contrarietà alla riapertura del Pronto soccorso al direttore generale Francesco Locati e al direttore sanitario Roberto Cosentina (condannato in primo grado nel processo sulle morti in corsia a Saronno). Su riapertura del Pronto soccorso, gestione dei primi pazienti e mancata zona rossa, la Procura di Bergamo ha aperto un’inchiesta. La gestione del polo di Alzano potrebbe aver influenzato l’andamento dell’epidemia tra Brescia e Bergamo, le province più colpite. I numeri aggiornati a ieri parlano di 247 nuovi casi positivi accertati nel Bresciano, per un totale di 10.369, con 1.928 morti (+38). Sono 4.603 i dimessi (+91) di cui 1.494 guariti. Bergamo segue con 10.151 casi (+108) con 2.667 decessi ufficialmente collegati a Covid19 (+41).

"Il trend è in diminuzione – sottolinea il vicepresidente di Regione Fabrizio Sala – ma puntiamo a che il tasso scenda più velocemente". Categoria molto colpita è quella degli operatori sanitario, un 10%. Anaao-Assomed denuncia la beffa oltre il danno: alcuni dirigenti rimasti a casa perché positivi si sono visti diminuire lo stipendio "in barba alle leggi dello Stato, al buon senso ed alle circolari Inail". Ancora poco chiaro il quadro della riapertura: per la Cisl di Bergamo l’appello alla ripresa di Confindustria si scontra con lo stato delle cose: il rischio è che la ripartenza economica diventi riavvio dei contagi. Intanto restano le restrizioni ed i controlli: le vie deserte di Brescia hanno fatto da cornice alla Via Crucis del vescovo Tremolada.