L'ultimo zoccolaio lariano. La bottega dei mulini conquista anche l’Olanda

Merone, l’artigiano non cede e diventa «social» di SIMONA BALLATORE

Roberto Sangiorgio, che  ha ereditato l’arte dal papà e prima ancora dal nonno ha trasformato così la scarpa  della tradizione rurale seguendo  le tendenze  del momento  e innovando, pur rimanendo fedele ai ferri dell’antico mestiere

Roberto Sangiorgio, che ha ereditato l’arte dal papà e prima ancora dal nonno ha trasformato così la scarpa della tradizione rurale seguendo le tendenze del momento e innovando, pur rimanendo fedele ai ferri dell’antico mestiere

Merone, 22 novembre 2015 - La patria degli zoccoli di legno, l’Olanda, bussa allo zoccolificio Sangiorgio di Merone. L’ultimo «zuccurén» della Lombardia, con la sua bottega affacciata sul Lambro, apre una finestra sul mondo, esplorando il mercato oltreconfine grazie al web e ai social network. Roberto Sangiorgio, che ha ereditato l’arte dal papà e prima ancora dal nonno, ha trasformato così la scarpa della tradizione rurale seguendo le tendenze del momento e innovando, pur rimanendo fedele ai ferri dell’antico mestiere. È il 1922 quando il nonno Vincenzo crea accanto ai mulini di Baggero e accanto al bosco «dell’albero degli zoccoli», l’impresa di famiglia.

Il luogo è fondamentale: le macchine per tagliare il legno con cui fare i fondi erano a funzionamento idraulico, azionate proprio dal fiume. Nella piazzetta della bottega le tracce della storia non sono state cancellate. Qui Roberto, quando era ancora piccolino, scorrazzava e andava a trovare il padre e il nonno chiedendo di poter infilare qualche chiodo. «Nonno Vincenzo mi insegnava. Era quasi un gioco per me, ma in fondo lui mi stava trasmettendo un saper-fare e una grande passione», ricorda. La mamma, che ai tempi cuciva, è ancora oggi un’alleata. Negli ultimi anni, con le nuove leggi del mercato e la crisi dell’artigianato e del commercio di vicinato, non sono mancati i momenti difficili, il lavoro è diventato più stagionale, ma i Sangiorgio non hanno mai appeso gli zoccoli al chiodo. «Tante volte ho pensato di chiudere bottega – non nasconde Sangiorgio – ma siamo ancora qui, resistiamo e oggi siamo più fiduciosi: lo zoccolo sta tornando. Sono l’unico zuccurén rimasto in Lombardia, nonché Roberto Sangiorgio, che ha ereditato l’arte dal papà e prima ancora dal nonno ha trasformato così la scarpa della tradizione rurale seguendo le tendenze del momento e innovando, pur rimanendo fedele ai ferri dell’antico mestierepurtroppo uno dei pochi testimoni, in tutta Italia, di un mestiere che rischia di scomparire e ha ancora tanto da raccontare e da offrire. Certo, bisogna sapere stare al passo dei tempi, e sapere anche uscire dal negozio. Oggi abbiamo un sito internet che funge da vetrina e un vero e proprio e-commerce. Siamo rimasti in pochi a creare zoccoli su misura completamente a mano ed è giusto offrire anche a clienti lontani la possibilità di conoscerci e raggiungerci». Da un paio di anni gli zoccoli made in Merone arrivano anche in Olanda e si stanno aprendo possibili canali in Germania. «Per un cliente olandese abbiamo creato zoccoli flessibili in pelle di salmone con cinturini in vitello, per una cliente tedesca stiamo sperimentando un altro tipo di tessuto», racconta l’artigiano. Oltre al sito internet dedicato, le creazioni di Sangiorgio sono finite anche su Facebook e Instagram.

«Puntare sul virtuale e sui social è una strategia importante, per certi versi obbligata – sottolinea -, che ha già dato i suoi frutti e continua a darne». Abbatte le barriere geografiche e accende un faro su un angolo di brianza comasca da riscoprire. La base, l’essenza, non cambia: solo legno naturale di faggio, ontano e sughero, ma il tacco e le fantasie strizzano l’occhio alla moda. Se l’inverno non è stagione di zoccoli, nel laboratorio si pensa già alla prossima primavera, studiando nuove soluzioni: «La prossima collezione? Sicuramente sarà all’insegna delle pailette e dei glitter. Tacco anni Settanta», annuncia Roberto Sangiorgio. Il materiale più richiesto è il cuoio toscano, anche se si sperimentano nuovi tessuti, sempre in fibre naturali. Non mancano opere d’arte. Le ultime sono state firmate anche dal designer canturino Paolo Salvadè con tacco di legno intagliato e con il merletto di Cantù.