La Svizzera vira sempre più a destra. Vince la politica anti-frontalieri

Il sindacato Unia: "Ma sul numero chiuso decidano gli elettori"

Lo spoglio dei voti in un collegio elettorale di Berna

Lo spoglio dei voti in un collegio elettorale di Berna

Varese, 20 ottobre 2015 - Continua a pagare la politica anti-immigrati e antifrontalieri in Svizzera. La destra populista alle elezioni federali di domenica ha infatti ottenuto un successo ben oltre le aspettative con l’Udc di Toni Brunner, discepolo del leader storico Christoph Blocher, che si è assicurato quasi un terzo dei seggi del Consiglio Nazionale, la camera bassa del Parlamento elvetico, vale a dire 11 seggi in più dell’assemblea precedente, per un totale di 65 seggi su 200.

E se l’Udc ha vinto le elezioni federali, a livello cantonale si è registrato un’ulteriore crescita della Lega dei ticinesi, l’altro partito che ha fatto della lotta ai frontalieri il proprio cavallo di battaglia, con il 4.6% delle preferenze in più rispetto al voto del 2011. Con le elezioni di domenica il baricentro della politica federale svizzera si sposta quindi ulteriormente a destra e i seggi guadagnati dall’Udc potrebbero cambiare la composizione dell’esecutivo: l’Unione democratica di centro ha già rivendicato per sé due poltrone e non più una sola in seno al prossimo Consiglio federale, ossia il Governo della Confederazione, che verrà eletto il 9 dicembre dal Parlamento.

Il successo delle forze di destra e centro-destra potrebbe inoltre rimettere in gioco diversi equilibri, a partire dai rapporti con l’Unione europea, la libera circolazione delle persone, il contingentamento dei nostri frontalieri, e la politica nei confronti degli immigrati che risentiranno della nuova composizione del Consiglio federale e del Parlamento elvetico, che negli ultimi 40 anni si è mantenuta di centro-destra.

Probabile la defenestrazione della consigliera federale del Pbd Eveline Widmer-Schlumpf, da sempre malvista in Ticino dalla Lega. "Indipendentemente dal risultato elettorale la democrazia nasce dal dialogo - spiega il sindacalista dell’Unia, Sergio Aureli - chiunque governerà la Svizzera dovrà farlo nell’interesse del futuro socio-economico del Paese e in quest’ottica i frontalieri, che sono un quarto della forza lavoro del Ticino, sono fondamentali. Sulla libera circolazione e sul contingentamento si tornerà a votare a breve: su questo punto saranno gli elettori a fare una scelta, non il Governo, ma è chiaro che i diritti dei lavoratori non si risolvono con queste iniziative ma con salari minimi e contratti collettivi".