"Macché frasi pro-Isis, le mie erano solo fanfaronate"

Abderrahmane Khachia, l'aspirante pizzaiolo di Brunello arrestato dall'antiterrorismo, si è difeso davanti al gip

Abderrhmane Khachia, a sinistra, con il fratello Oussama

Abderrhmane Khachia, a sinistra, con il fratello Oussama

Brunello, 2 maggio 2016 - Spacconate dette al telefono per impressionare gli interlocutori in una sorta di gara a spararla grossa.

Sarebbero da intepretare così, a detta del suo autore, le parole pronunciate da Abderrhmane Khachia, l'aspirante pizzaiolo di Brunello, arrestato settimana scorsa nell'operazione anti-terrorismo che ha portato in carcere sei persone.

Il ragazzo, ieri, ha risposto alle domande del gip del tribunale di Milano nell'interrogatorio di garanzia. "Al telefono - ha affermato - ho detto un sacco di fanfaronate, ho fatto discorsi esagerati e iperbolici. Ma in realtà non avevo intenzione di fare nulla di male".

Una versione corroborata dal suo difensore, l'avvocato Luca Bauccio, secondo il quale l'unica colpa Khachia è stata quella di “straparlare al telefono”.

Il giovane, fratello di un ragazzo che perse la vita in Siria dopo essere stato espulso dall'Italia per un presunto appoggio alle tesi dell'Isis, per il suo legale "non è un pericolo per la società e non ha commesso nessun reato".

Abderrhmane, secondo il suo difensore, sarebbe un giovane assolutamente normale ed estraneo al mondo dell’Isis e del terrorismo.