Grosotto, il padre di Veronica morta nel dirupo: «Emanuele non era il suo fidanzato»

Giancarlo Balsamo padre della ragazza: "Emanuele al massimo era un conoscente. Lei frequentava da poco una nuova compagnia di amici. Era una ragazza ligia al dovere e al lavoro. Per noi chiedo rispetto e verità"

Veronica Balsamo

Veronica Balsamo

Tirano, 4 ottobre 2014 - «Rispetto e verità». Questo chiede Giancarlo Balsamo il papà di Veronica. E’ al lavoro nel suo salone di parrucchiere lungo Viale Italia. Via vai di clienti in una giornata di sole che pare piena estate. Si sforza di apparire sereno. Di non lasciare trasparire emozione e nervi scoperti di un dolore impossibile da accettare. Profondo il suo senso del dovere e della responsabilità. «Anche Veronica amava lavorare! Ci teneva tanto alla sua autonomia, a non pesare sul prossimo. Una ragazza dolcissima, altruista, sincera e buona - lo sguardo s’illumina, il cuore in mano mentre i ricordi scorrono - Noi le abbiamo insegnato l’importanza del lavoro, dei sacrifici, l’impegno e lei si è sempre impegnata al massimo». La 23enne lavorava in Svizzera, a Bever, ed era pronta a partire dall’Italia a qualsiasi ora pur di adempiere ai suoi doveri professionali.

«Anche se l’avessero chiamata per sole tre ore al giorno lei sarebbe partita con la sua auto da Tiolo fino a Bever in qualsiasi condizione atmosferica. E d’inverno non è certo una passeggiata. Era già capitato. Quasi due ore di macchina. Non si è mai, mai tirata indietro. Veronica era ligia al dovere e noi siamo sempre stati molto orgogliosi. Certo era una ragazza e come tutti i ragazzi amava stare anche con i propri amici, ma il lavoro era prioritario. Lei aveva studiato da geometra, si era diplomata, purtroppo però non sempre si riesce a trovare il posto per il quale si ha studiato e allora da alcuni anni si adattava, ma qualsiasi impiego lo svolgeva con scrupolo e responsabilità. I suoi datori di lavoro l’hanno sempre stimata. Anche quando non era a Bever si dava da fare. Raccolta mirtilli o mele 9/ 10 ore al giorno. Stanca, ma felice diceva. Ogni giovane ha una sua storia e prima di scrivere occorrerebbe conoscerla bene questa storia, perché poi si rischia di dare immagini sbagliate, mentre occorre rispetto. Veronica aveva appena compiuto 23 anni il 2 agosto».

Solo 23 anni e una vita che meritava di essere vissuta a vele spiegate. «Il ritrovamento della sua auto mi è stato comunicato dai carabinieri - aggiunge Balsamo - Non scorderò mai quella sera. Era quasi mezzanotte. E’ suonato il campanello. Pensavo fosse Veronica. Ho aperto la porta e mi sono trovato davanti i carabinieri. Mi si è gelato il sangue». Riguardo a Emanuele Casula, l’operaio di 18anni: «Non lo conosco. L’avrò visto una sola volta in vita mia. Non gli ho mai parlato, ma tengo a specificare che Emanuele non era affatto il fidanzato di Veronica. Io lo chiamerei conoscente. Facevano parte della stessa compagnia, sa come sono i giovani. Ci si incontra nei pub e nei bar della zona, si scambiano quattro chiacchiere. Tra l’altro questa compagnia di ragazzi era da poco che la conosceva».