Sondrio, la denuncia del presidente del Tribunale: «Il Ministero non ha i soldi per il metal detector»

Il progetto per proteggere il Palazzo di Giustizia del capoluogo valtellinese si è arenato per carenza di fondi

Il tribunale di Sondrio

Il tribunale di Sondrio

Sondrio, 10 aprile 2015 - La sparatoria all’interno del Tribunale di Milano, dove un imputato per bancarotta fraudolenta ha ucciso tre persone, tra cui il giudice Fernando Ciampi, ha scatenato l’allarme sicurezza all’interno dei Palazzi di Giustizia. Come sia stato possibile che l’assassino sia entrato in Tribunale armato di una pistola, nonostante i controlli con il metal detector e la presenza di guardie giurate? È la domanda che ha fatto il giro dei corridoi anche a Sondrio, dove i controlli sono decisamente inferiori rispetto al capoluogo lombardo.

La preoccupazione è reale. «La questione della sicurezza a Palazzo di Giustizia è decisamente delicata - afferma il presidente del Tribunale di Sondrio, Gianfranco D’Aietti -. Con il procuratore Fabio Napoleone già cinque anni fa avevamo avviato tutte le procedure per installare un metal detector all’ingresso della struttura. Tant’è vero che è stata posta una colonnina e l’entrata è già pronta per accogliere il sistema di sicurezza che, però, poi non c’è stato più assegnato. Più volte ho chiesto e sollecitato, ma il ministero di Giustizia ci ha comunicato che non ci sono fondi sufficienti per poter dotare il Tribunale di Sondrio di metal detector».

In attesa del sistema, tra l’altro, il presidente aveva già provveduto all’assegnazione di due guardie giurate per ogni turno di servizio, visto che, in caso di installazione di metal detector, si tratta di una delle prerogative necessarie. Risultato: le guardie sono sempre due ogni turno, ma del metal detector nemmeno l’ombra.

I vigilantes hanno «poteri» limitati: se notano una persona sospetta possono al massimo impedirgli l’accesso, chiedendo poi eventualmente l’intervento delle forze dell’ordine. Non possono, infatti, perquisire chi entra in Tribunale né intervenire in alcun modo. E qualche episodio un po’ preoccupante in passato si è verificato nel Tribunale di via Mazzini, tanto che uno dei giudici della sezione civile aveva richiesto la presenza sul piano di una guardia giurata per garantire la propria sicurezza personale dopo che più di una persona coinvolta in cause che curava lo aveva aggredito verbalmente e minacciato.

Del resto, quello che accade tra quelle mura è spesso particolarmente delicato. «Quando ho appreso di quello che era accaduto a Milano - conclude infatti D’Aietti, che conosceva personalmente il giudice fallimentare Ciampi ucciso ieri mattina - inizialmente ho pensato che fosse accaduto nella sezione del diritto familiare, quella di cui mi occupo prettamente io, poiché statisticamente questo tipo di episodi si verificano maggiormente quando si parla di separazioni, divorzi e affidamento dei figli. Quello che è accaduto a Milano è davvero sconvolgente».