Stelvio, la macchina dello sci riaccende i motori

Quest’anno l’ondata di eccezionale calura ha di fatto obbligato lo scorso 4 agosto alla sospensione dell’attività sciistica allo Stelvio

Il Passo dello Stelvio (Orlandi)

Il Passo dello Stelvio (Orlandi)

Bormio, 19 agosto 2017 - Non soltanto da ora. Lento, ma inesorabile avanza lo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi. Il sole, le calde temperature, i cambiamenti climatici dovuti anche alle attività umane, l’industrializzazione (già dal 1800) hanno accelerato la fusione della coperta di neve sopra la coltre di ghiaccio. Chi abita in montagna lo sa bene e infatti si attiva per salvaguardare la contrazione dei ghiacciai. Quest’anno, però, l’ondata di eccezionale calura ha di fatto obbligato lo scorso 4 agosto alla sospensione dell’attività sciistica allo Stelvio (2.758-3.450 metri d’altitudine sul livello del mare).

«È la prima volta in assoluto nella storia, ma domani riapriremo la ski area. Nelle ultime ore abbiamo avuto una nevicata dai 3174 metri del monte Livrio in su» afferma Umberto Capitani, direttore della Sifas, la società che gestisce gli impianti di risalita al Passo dello Stelvio, eccellente maestro di sci e attento conoscitore delle sfumature di una montagna che vive da sempre in prima linea gestendo, tra l’altro, con la famiglia e il padre Stefano il Rifugio Livrio. Nonostante l’interruzione non sono mancate, però, attività alternative per gli sciatori e possibilità di utilizzare le funivie. Non è mancato neppure il lavoro per le maestranze. E se la neve, elemento indispensabile per creare protezione ai ghiacciai, “latita“ occorre provvedere per impedire il brusco ritiro del ghiaccio.

Uno degli aiuti per fronteggiare il problema si chiama telo geotessile. E allo Stelvio da otto anni è stata adottata questa strategia. «Sì, e con ottimi riscontri. Circa due metri di strato di ghiacciaio salvati all’anno». Allo Stelvio vengono coperti con i teli bianchi ben 30mila metri quadrati di ghiacciaio ogni anno. «I teli sono posizionati soprattutto alla partenza dello skilift, zona che subisce molto il riscaldamento e nelle aree più vicine alle rocce. I teli termici riflettendo i raggi solari, fanno in sostanza da ponte termico, e rallentano la fusione del ghiaccio». Ideale strategia, dunque, per salvaguardare la montagna e tutte le attività ad essa collegate.

«È da tempo che dobbiamo affrontare queste problematiche - tiene a specificare Capitani - Negli ultimi anni, purtroppo, si è ridotto di molto il manto nevoso presente sopra i ghiacciai a causa delle anomale condizioni climatiche. Sono gli inverni con scarsa neve come gli ultimi, infatti, a creare tali situazioni. Una simile circostanza si era già verificata nel 2003, ma allora le scorte di neve accumulate negli inverni precedenti avevano ridotto il disagio. Le aree più colpite sono sempre quelle vicine alle rocce».