UMBERTO ZANICHELLI
Cronaca

Botte e umiliazioni a coetanei. "Tutti zitti per paura", ma ora il branco si divide

Dopo gli arresti arrivano le prime confessioni

Un frame del video relativo alle indagini dei carabinieri

Un frame del video relativo alle indagini dei carabinieri

Vigevano (Pavia), 16 marzo 2017 - Chi sapeva ha taciuto perché loro, i componenti della baby gang sgominata dai carabinieri della Compagnia di Vigevano, non esistavano a intimorire chi ritenevano in grado di metterli in pericolo. Ma il giorno dopo >gli arresti qualcuno inizia ad ammettere. «Li conoscevamo – raccontano due ragazzi sul piazzale della stazione – e sapevamo che erano un po’ irrequieti. Ma nessuno avrebbe mai immaginato potessero arrivate a tanto». E invece quattro di loro sono finiti al Beccaria e altri sei denunciati a piede libero. Pesantissime le accuse: violenza sessuale in concorso, riduzione in schiavitù, pornografia minorile.

Gli arrestati sono già stati interrogati e avrebbero ammesso le loro responsabilità addossando la colpa a quello che nel gruppo era considerato il leader, quasi a evitare di guardare in faccia alla realtà. Un meccanismo che gli psicologi chiamano diffusione di responsabilità, utilizzato per rendere meno pesante sopportare ciò di cui ci si è resi responsabili. La loro vittima, un ragazzino che per un po’ ha fatto parte del loro gruppo, è tornato a scuola, protetto dai compagni. A far emergere la vicenda sarebbe stato uno screzio avvenuto a scuola, tra due compagni: uno di loro era venuto in possesso delle foto delle violenze della baby gang e voleva continuare a condividerle, l’altro si sarebbe opposto richiamando l’attenzione dell’insegnante che avrebbe avvertito la madre.

Da lì la denuncia ai carabinieri  del capitano Rocco Papaleo che già stavano indagando su una serie di episodi tra Vigevano e Mortara che, al riscontro dei fatti, hanno avuto come protagonisti gli stessi ragazzi. A loro carico ci sarebbero anche una serie di danneggiamenti alle carrozze della linea ferroviaria Milano-Mortara e del lancio di pietre contro i treni in corsa. Tra i componenti del branco figura anche uno studente appena tredicenne che, pur non essendo imputabile, potrebbe essere presto oggetto di una misura di prevenzione in considerazione della sua pericolosità sociale. Le indagini dei carabinieri non si fermano e mirano ad appurare da un lato la partecipazione di altri minorenni alle scorribande della gang e alla presenza, alquanto probabile, di altre vittime.