Zanda giocava d’abitudine alle slot. È scomparso con l’incasso di 8mila euro

Il caso a Chi l'ha visto. La sorella Eleonora: "Non credo alla fuga liberatoria, è successo qualcosa di grave". E i familiari non credono neppure al debito di gioco

Maurizio Zanda (Radaelli)

Maurizio Zanda (Radaelli)

Cavenago, 19 settembre 2014 - Se fosse per un debito di gioco, riflettono i parenti, allora «Mauri» avrebbe potuto vendere l’auto quasi nuova o recuperare una parte della liquidazione. Ma non l’ha fatto. Quando si è dissolto nel nulla, la mattina del 4 settembre a Milano, zona Porta Venezia, Maurizio Zanda, 38enne di Cavenago, aveva con sé 8mila euro da consegnare in banca. Era l’incasso del negozio di elettrodomestici in cui lavorava a Milano, zona Porta Venezia, ruolo da caporeparto. Una consuetudine. Perché tutti, colleghi e titolari, si fidavano di lui, ragazzo timido e cortese, riservato e allegro, appassionato alla professione, senza problemi assillanti. Apparentemente. Perché la trasmissione «Chi l’ha visto?» che si è interessata del caso martedì sera, ha messo in fila una serie di anomalie. Un puzzle difficile da comporre.

È emerso che Maurizio trascorreva un’ora o un’ora e mezzo al giorno davanti alle slot machine di un bar milanese, prima di prendere servizio. Abitudine che tutti ignoravano, in particolare papà Bruno e mamma Rosaria, i genitori ultrasettantenni con cui condivideva l’appartamento in largo Kennedy a Cavenago. Il telefono da quel giorno è spento e non risultano tracce di movimenti bancari. La banca, appunto. Maurizio quella commissione per lui così ordinaria, il versamento dell’incasso, non l’ha mai portata a termine. Non è mai entrato nella filiale che dista solo 500 metri dalle vetrine di via Vittorio Veneto, dove i colleghi hanno aspettato invano il suo rientro prima di dare l’allarme. «Maurizio sa che con 8mila euro non può andare da nessuna parte, non può certo rifarsi una vita. La nostra paura è che sia successo un evento che l’abbia indotto a fare un gesto impulsivo», ha spiegato il cognato Domenico Benvenuto. Anche la sorella Eleonora non crede alla fuga liberatoria e felice: «Se si è trattato di un allontanamento volontario, è perché gli è capitato qualcosa di brutto».

Per Eleonora il fratello non avrebbe mai fatto preoccupare i genitori, già sofferenti la perdita di una figlia anni fa in un incidente stradale. Altra stranezza: «Mauri» aveva chiesto le ferie dall’8 al 15 settembre. E poi un mistero nel mistero: la mattina della scomparsa un ragazzo, non un postino, ha citofonato a casa Zanda dicendo di avere una lettera per Maurizio, poi imbucata nella cassetta. Lui è uscito, ha messo in tasca la missiva ed è andato a lavorare senza dire una parola. Forse la chiave dell’enigma. Il padre ha lanciato un appello dalle telecamere di Rai3. Occhi lucidi: «Torna a casa. Siamo qui ad aspettarti».