Spari in Tribunale a Milano, pm chiede ergastolo per Giardiello

La lettura della sentenza è attesa per il prossimo 14 luglio

Claudio Giardiello in Tribunale

Claudio Giardiello in Tribunale

Brescia, 1 luglio 2016 - Il pm di Brescia Isabella Samek Lodovici, al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna all'ergastolo per Claudio Giardiello. L'uomo il 9 aprile di un anno fa entrò a Palazzo di Giustizia di Milano con una pistola e uccise tre persone: Giorgio Erba, l'avvocato Lorenzo Claris Appiani e il magistrato Fernando Ciampi. Dai consulenti del giudici Giardiello è stato dichiarato capace di intendere e volere. La lettura della sentenza è attesa per il prossimo 14 luglio. "Quella del pm è stata una ricostruzione molto precisa e dettagliata - spiega l'avvocato Cesarina Barghini, legale dei familiari di Lorenzo Claris Appiani - ed è stato messa in evidenza la premeditazione che è l'aspetto che porta alla richiesta del massimo della pena". "Non si poteva non chiedere l'ergastolo vista la premeditazione" ha commentato Aldo Claris Appiani, padre del giovane avvocato. "Mio figlio è stato attirato in un'imboscata perché quella mattina non doveva esserci ed è stato chiamato come teste dalla difesa di Giardiello, segno della lucida premeditazione" ha aggiunto il genitore di Claris Appiani.

La rappresentate della pubblica accusa ha sottolineato che l'immobiliarista, ora sotto processo per triplice omicidio aggravato e lesioni gravi, era solito giocare d'azzardo. E fu proprio un "azzardo", ha puntualizzato il magistrato, a spingerlo a entrare nella cittadella giudiziaria milanese armato di pistola beffando i controlli di sicurezza all'ingresso. L'arma sarebbe stata custodita all'interno di un borsello fatto passare sotto i raggi x senza che il vigilantes di turno quella mattina si accorgesse di nulla: per questa "grave e prolungata disattenzione" è finito pure lui sotto processo a Brescia (l'uomo ha però scelto il rito ordinario) con l'accusa di omicidio volontario. L'avvocato Andrea Dondè, difensore di Giardiello, ha chiesto di escludere l'aggravante della premeditazione. Stando a quanto si è appreso (il processo in abbreviato si svolge a porte chiuse), il legale ha insistito anche sulla semi infermità mentale dell'immobiliarista, nonostante la perizia psichiatrica disposta dalla Procura abbia dimostrato che, al momento di premere il grilletto, Giardiello era pienamente capace di intendere e di volere.

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