Silvana Giacobini: "Milano? E' la mia luce"/ FOTO

Il primo incarico da direttore fu a Milano, al timone di "Eva Express" e ha scelto di ambientare qui anche il suo ultimo libro "Conosco il tuo segreto"

Silvana Giacobini

Silvana Giacobini

Milano, 26  giugno 2016 - «Milano è un abito che mi calza a pennello». Lo racconta la giornalista e scrittrice Silvana Giacobini. «Non è appiccicoso né mi sta stretto, mi lascia invece libertà di movimento».

Quando ha cominciato a indossarlo?

«Verso la metà degli anni ’70, la mia prima volta a Milano per un’intervista. Una delle prime sulle condizioni di vita di un transgender. La scrissi per “Gente” e suscitò molto interesse, addirittura clamore. Fu una delle prove giornalistiche insieme a tanti articoli di cronaca che mi aprì la porta per la carriera di Direttore».

Che ha cominciato proprio a Milano?

«Sì, il primo incarico alla testa di “Eva Express”, allora della Rusconi. Andava male e riuscii a risollevarne le sorti. E’ proprio a Milano, mettendomi alla prova nella direzione dei giornali, che ho scoperto la mia empatia con i lettori. E’ qualcosa che non si crea. Che già possiedi. Non esistono scuole di successo editoriale».

Quando ha esordito nel giornalismo?

«A 25 anni a Roma, la mia città di origine. In controtendenza con le tradizioni famigliari, in cui erano tutti giuristi. Ricordo che sempre un’intervista segnò il mio debutto nella carta stampata, che feci a Gianni Morandi. Ma intanto cominciavo a lavorare per la Rai collaborando come autore alla Tv dei ragazzi. Ideai anche la serie “Giochiamo al teatro”, dedicata appunto al mondo della recitazione e delle diverse forme di teatro nel mondo».

Ma poi non ha saputo resistere al richiamo di Milano?

«E pensare che proprio a Milano avevo dedicato una poesia, tutt’altro che esaltante. I versi sono: “Mi hai fatto/ inghiottire/ una città/ scura/ di grigio/ e adesso/ è mia./ L’ho presa/ tutta/ e/ il suo grigio/ m’illumina/ con te.” Parlo di mio marito Piero, un piemontese che ho conosciuto a Roma e poi si è trasferito a Milano per lavoro. In realtà questa città mi è subito piaciuta, ordinata, votata ai suoi compiti e che fa le cose in fretta un po’ come me che faccio tutto di corsa. Anche camminare».

Passeggia molto in città?

«Quando posso mi piace andare da San Babila a Corso Magenta, fino a Santa Maria della Grazie. Poi quando posso torno sui Navigli, mi danno sempre emozione perché mi ricordano Roma. Ma ho avuto poco tempo per passeggiare. Ho trascorso la mia vita al lavoro. Quando ero Direttore di solito cominciavo alle 8,30 e finivo verso le 21. E’ stata questa la mia routine per tanto tempo, al timone di “Gioia” per 20 anni che ho lasciato con le vendite a 480 mila copie le stesse con cui ho salutato “Chi” che ho ideato e diretto per 10 anni fino al 2005. Poi c’è stata la creazione e direzione di “Diva e Donna” per 5 anni. Ma la mia grande passione è sempre stata quella di scrivere libri».

Quanti ne ha scritti?

«Undici. L’ultimo è “Questo sole ti proteggerà” (Cairo editore), un thriller, genere che mi appassiona da sempre. Proprio a Milano ho creato il personaggio del commissario Silvia Giorgini, protagonista di alcuni miei titoli, tra cui “Conosco il tuo segreto” ambientato in questa città».

La via milanese che preferisce?

«Via Cappuccini. Vivo nei pressi da circa 15 anni e questa strada è una delle più eleganti di Milano, con bellissimi palazzi Liberty, tra cui un autentico gioiello, il Palazzo Berri-Meregalli dell’architetto Giulio Ulisse Arata costruito nel periodo 1911-1913. Una casa piena di storie, quelle che raccontano i putti e gli animali scolpiti sulla facciata, dove vengono mescolati gotico, romanico, stile rinascimentale e liberty. Una meraviglia, come la statua della Vittoria Alata di Wildt al suo interno.  Poco lontano si trova poi la villa appartenuta ai coniugi Invernizzi, con i famosi fenicotteri nel parco. Quegli animali mi hanno sempre incuriosito e alcune volte un po’ intristito, perché da generazioni sono sempre vissuti in cattività, ritenendo quindi che il mondo fosse solo quello rappresentato da quel laghetto e quel perimetro di verde. Mi auguro che un giorno vengano liberati».

E la Milano degli amici?

«Tanti, primo tra tutti Leonardo Mondadori che ci ha lasciati troppo presto. Un uomo di grande cultura e gentilezza. A casa sua ho conosciuto la giornalista Tina Brown e Leni Riefenstahl, la regista del film sulle Olimpiadi naziste a Berlino nel 1936. Poi ho un ricordo meraviglioso di Gianni Versace».

Ma Milano, per lei, è ancora grigia?

«Macché, ormai è diventata la mia luce e anche il clima è più dolce e mediterraneo».

mchiavarone@gmail.com

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro