Abbonamenti a false riviste di polizia, 27 indagati. In 160 truffati e minacciati attraverso call center

Tra le vittime anziani, parroci e associazioni sportive. La banda era costituita da innumerevoli società satellite che, attraverso call center raggirava ignari cittadini, inducendoli ad abbonarsi a riviste di settore non autorizzate, talvolta, sotto minaccia di ritorsioni qualora non avessero sottoscritto un abbonamento

Carabinieri pronti a entrare in azione

Carabinieri pronti a entrare in azione

Milano, 24 luglio 2014 - Blitz delle forze dell'ordine: 27 persone indagate per associazione per delinquere finalizzata al compimento di truffe ed estorsioni sull’intero territorio nazionale, per un giro di affari che si  quantifica in diverse centinaia di migliaia di euro. L'operazione congiunta di Polizia, Carabinieri, Finanza e Polizia Locale, ha portato all’esecuzione di  quarantadue perquisizioni nei confronti dei soggetti indagati e di quindici società di Milano e Provincia. 

La complessa attività investigativa è scattata l'anno scorso dopo numerose denunce e querele e ha consentito di individuare e sgominare un’organizzazione criminale costituita da innumerevoli società satellite che, attraverso operatori telefonici – call center  raggirava ignari cittadini, inducendoli ad abbonarsi a riviste di settore apparentemente riconducibili alle FF.PP., ma non autorizzate, talvolta, sotto minaccia di ritorsioni qualora non avessero sottoscritto un abbonamento. Gli operatori dei call center si presentavano quali appartenenti alle Forze dell’Ordine o funzionari dei Tribunali di Milano e di Roma impegnati nella diffusione delle riviste o nel recupero di crediti inesistenti per il pagamento o il recesso dai relativi abbonamenti.

Stando a quanto emerso le vittime accertate della banca sarebbero 160, ma il numero potrebbe crescere. Il gruppo di truffatori ed estorsori (in azione dal gennaio 2013) è riuscito a farsi raccogliere quasi un milione di euro. Tra le vittime figurano cittadini privati, anziani e liberi professionisti; enti pubblici; enti religiosi e parroci; esercizi commerciali; e persino associazioni sportive. La cifra più alta, 80mila euro, è stata versata da una spa convinta dagli indagati che i soldi sarebbero serviti a finanziare le forze di polizia.

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